La Caduta. Dell’inferno di Eria e del proseguire della caccia.
Data: 03/08/2019,
Categorie:
Sensazioni
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... stava ridendo. Il primo affondò la lancia. La mano di Eria sferzò l’asta dell’arma, deviando l’affondo. Afferrò l’arma sotto il braccio e impresse la torsione. Sbilanciò l’uomo, deviando nel contempo le altre lance ed evitando di esporsi. Balzò in avanti. Giunse a contatto. Il primo ad attaccare fu il primo a morire. Gli altri improvvisamente conobbero il panico: troppo vicina, troppo agile e loro troppo goffi. I fendenti della guerriera piovvero su di loro con metodo e le guardie caddero. Improvvisamente, Eria vide due figure in fuga. Sorrise, con un ghigno. Alexander Varus e una donna. Forse la lacchè di Aristarda Nera? Poco importava. Le urla e i passi attorno indicavano l’arrivo di altri nemici. Afferrando una lancia, Eria sorrise. Che Varus fuggisse pure con tutto l’agio: conosceva quei mari. Li conosceva bene. Trapassò il petto di un soldato con la lancia, sollevandolo da terra mentre si dimenava. Gli altri due, dietro di lui, osservarono la fine fatta dal compagno e dagli altri. Eria sorrise. Bevve la loro paura. Fu scossa da un tremito di delizia. -Scappate.-, sibilò. I due fuggirono gettando le armi. Panico. Panico in tutto il villaggio. La gente fuggiva verso le colline, verso i due edifici che lei sapeva essere templi, e verso quello più umile che riconosceva essere il palazzo del consiglio, in pietra antica. -Venerano ancora gli antichi dei ma da essi non hanno ottenuto alcuna virtù.-, disse, sprezzante. Notò un giovane. Stringeva un coltello. La fissava con ...
... ira. -Vattene.-, disse soltanto. Il giovane strinse la lama. Davvero? Quel ragazzo voleva morire? Avanzò di un passo. Percepì la paura del ragazzo. Montava. Come un’onda, acquisiva forza a dispetto delle fragili dighe di volontà che il giovane aveva eretto. Non era un guerriero. -Non ti ucciderò, ma vattene ora.-, disse. Lui attaccò con rabbia. Lo fece nel modo sbagliato, al tempo sbagliato, con il ritmo sbagliato. Sbagliò tutto ciò che poteva sbagliare. Eria avrebbe potuto ucciderlo sei volte. Prima che il fendente partisse, durante l’assolutamente patetico attacco, durante la schivata da lei eseguita o durante il riposizionamento. Magari anche dopo, durante l’affondo successivo con un urlo che la fece solo ridere sguaiatamente. Ma non lo fece. Schivò l’affondo afferrando la mano del giovane, torcendo per costringerlo a mollare la lama. Tirò il giovane verso di sé, appoggiandogli la lama alla gola. Lui parve perdere tutto il coraggio. Tremava. -Sei un idiota. Ne conoscevo altri come te. Uno solo ebbe la forza di essere ciò che doveva.-, sibilò, -Tu non sei lui. E neppure lo diventerai.-. Il giovane si fece forza. Cercò di divincolarsi, fallì. E infine, parlò, in bilico tra disperazione, rabbia e accettazione. -Hai ucciso mio padre!-, ringhiò. Eria annuì. -Ne uccido molti, di padri e figli, di mariti e amanti. Tu non vuoi morire.-, disse. -Maledetta! Sii tu maledetta per tutti i tuoi anni a venire!-, ringhiò lui. Lei sorrise. -Entro certi limiti, lo sono già.-, disse. Era ...