1. La Caduta. Dell’inferno di Eria e del proseguire della caccia.


    Data: 03/08/2019, Categorie: Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    Eria ringhiò la sua sfida al cielo mentre emergeva dall’acqua. Aveva nuotato, lottato contro le correnti, conteso la propria sopravvivenza all’oceano. Si abbatté sulla spiaggia, tossendo un fiotto d’acqua salmastra. Era viva. Si alzò e forzò il corpo stanco a restare in piedi. Ora stava da vedere se anche Alexander Varus era ancora dal giusto lato della tomba, e soprattutto, se la lama era ancora nelle sue mani. Trovò uno suo coltello poco distante. Il fato l’assisteva avrebbe detto qualcuno, ma lei conosceva la verità. Si guardò attorno. La spiaggia pareva un campo di battaglia. Morti e rottami ovunque. Il naufragio si era consumato, ma tra tutti quei morti doveva esserci qualcuno vivo! Vagò di corpo in corpo, costatando decessi senza provare nulla se non irritazione. La trovò poco dopo. Una giovane, il viso sfregiato da graffi, una gamba piegata innaturalmente. Sicuramente doveva essere stata bella, almeno un tempo. La ragazza giaceva sul bagnasciuga, apparentemente inerme. Eria si avvicinò. Non era brutta: era una bella giovane. In un altro momento, in un altro luogo, Eria l’avrebbe potuta considerare più che una mera fonte di informazioni. La donna strinse il pugnale, l’ultimo rimastole, nel pugno serrato. Scosse con l’altra mano la giovane. Nessuna reazione. La girò. Morta? Sì. Apparentemente sì. Cercò il battito a lato del collo. Niente. L’irritazione crebbe ancora ma Eria si limitò a espirare, calmandosi. Avrebbe dovuto cercare quel giovane e lo avrebbe trovato, ...
    ... avesse dovuto rivoltare quel lembo di terra come un guanto. Strinse il pugnale. La caccia non era finita. Si fece forza per proseguire, guardandosi attorno. Cibo. Cibo, acqua, informazioni e un po’ di riposo, questo le serviva. Lo avrebbe trovato. Sarebbe sopravvissuta, a qualunque costo. Vide qualcuno. Un uomo, distante. Pareva anziano, in là con gli anni, avvolto in semplici vesti in lana. Osservava quella strage come allucinato, chinandosi sui corpi. Sorrise: avrebbe iniziato da lui. Lo raggiunse furtiva, il passo lieve come la brezza. Quando se la trovò davanti, l’uomo non ebbe il coraggio di urlare, ma guardandola mormorò una supplica ai suoi Dei. Nel cielo, corvi gracchiarono, come ad assaporare il pasto imminente.
    
    L’uomo e la moglie erano stati collaborativi, molto. Non c’era stato bisogno di molto dolore, ma la loro paura per lei era come vino pregiato, un nettare da gustare con reverente lentezza. Eppure sapeva che il tempo ora come ora era dalla sua. L’uomo, un tale Jacobus, aveva parlato della città fondata dai discendenti di un uomo chiamato Cassius e i suoi. Eria aveva assorbito la storia con poco, pochissimo interesse. Mutamenti, nascite, morti… Erano tutti eventi di assoluta e totale ininfluenza per lei. Lei, che aveva trasceso i limiti della carne mortale…. Spronati a descrivere l’insediamento, Jacobus e Tia, sua moglie, si erano rivelati una preziosissima fonte di informazioni. Eria ora sapeva come fosse fatto il villaggio e come entrarvi. Il fatto che non ...
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