1. La Caduta. Oltre il Confine. Tempesta.


    Data: 10/07/2019, Categorie: Etero Sesso di Gruppo Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... sicuramente vorranno anche meno concorrenza possibile per ottenerla.”, pensai. La verità mi apparve chiara: il recupero dell’arma leggendaria veniva per primo, in più poteva anche darsi che entrambe le navi servissero il medesimo padrone. In ogni caso i nostri guai erano raddoppiati. -Quanto manca a quegli stretti che dicevi?-, chiesi. Tork scosse il capo. -Anche auspicando che la tempesta non ci travolga, non abbastanza. Il vento fin qui è stato clemente, ma se dovesse calare dovremmo andare ai remi. E quelle navi sono equipaggiate con tecnologie di altro tipo. Le ho già viste. Motori. Spingono le navi a velocità notevoli, tecnologia di Roma. Di fatto, senza vento, ci raggiungeranno. E poi… vedremo.-, disse. -Allora preghiamo gli Dei che il vento regga. Almeno fino agli stretti.-, mi voltai. Tork mi prese per il braccio. Mi fissò. Nessun’altro era in vista o a portata d’orecchio. -Tu sai chi sono, vero? Sai perché ci seguono?-, chiese. -No…-, iniziai. Lui mi fissò, senza rabbia, piuttosto con insistenza. -Non sei uno che mente. Dimmi la verità. Me lo devi.-, disse. Io sospirai. -Ho con me un cimelio di Roma. Un’arma antica. Vogliono quell’arma.-, dissi. Era una versione breve e purgata. -L’hai rubata?-, domanda inevitabile. Scossi il capo. -No. Mi fu affidata ma c’è chi non è d’accordo. Io… non posso dargliela.-, dissi. -La tua lealtà verso quest’onere potrebbe condannarci tutti, lo sai?-, chiese Tork. -La mia lealtà non dev’essere la tua, capitano. Per me hai già fatto ...
    ... molto. Se vorrai consegnarmi a loro, o abbandonarmi, non mi ribellerò. Ti chiedo solo se realmente vuoi questo?-. Il silenzio seguì la mia domanda. -No.-, ammise Tork, -Ma altri dell’equipaggio non saranno così clementi. Io non gli dirò nulla, comunque. Il tuo segreto è al sicuro, con me. Va a dormire. Domani sarà una giornata dura.-, c’era qualcosa di profetico nel tono di Tork.
    
    Tornai verso la mia cabina. Vidi Izabel che dormiva svaccata in una gomena arrotolata. Giornata pesante anche per lei. Dirigendomi verso la cabina, notai che la porta era aperta. Notai anche che Fatma rideva. Non era sola? Entrai. E mi trovai davanti Fatma e Amea. Le due donne erano sedute sul letto, stupendo esempio di contraddizione vivente. Fatma indossava un abito della sua gente che la copriva con pudore quasi eccessivamente rigoroso, mentre Amea era l’emblema della lussuria anche nel vestire. Le due si voltarono verso di me. -Spero non ti offenda, ma stavo girando per gli alloggi e ho notato Fatma, abbiamo iniziato a parlare e… siamo finite qui.-, disse a mo’ di giustificazione. Io ero basito. Dubitavo francamente che quell’incontro fosse stato meno che voluto, ma d’altronde non potevo neppure dirmi sorpreso. Una parte della mia mente immaginava cosa volesse Amea, la domanda era: Fatma sarebbe stata d’accordo? -Nessun offesa.-, dissi, -Spero anzi di non disturbare, so che spesso le donne necessitano di riservatezza per parlare di cose cui noi uomini non siamo addentri.-. Optavo così per la via ...
«12...789...»