Suite
Data: 10/07/2019,
Categorie:
Trans
Autore: Romanziere, Fonte: Annunci69
// Racconto di fantasia.
Era il meglio che ci si potesse attendere da un hotel. La hall era immensa, ampia, spaziosa, lussureggiante: divani e poltrone erano disposte qui e là per allietare le attese, un lungo bar con due barman, un bancone reception altrettanto lungo. Fuori era l’inverno freddo delle capitali del nord Europa e io, per resistervi, indossavo un lungo spolverino nero necessario a coprire l’interna figura snella, benché non più giovanissima, comunque ancora in forma, fino a metà dei polpacci, e una coppola color grigio scuro a coprire i capelli radi, un po’ brizzolati. Il volto nascosto da un paio di occhiali da vista dalla montatura esigua e metallica si affrettava a raggiungere la giovane donna alla reception. La valigia ventiquattrore in una mano, i documenti nell’altra. Nessuna fretta. La voce della dipendente era piacevole, il suo accento indurito dalla lingua nordica parlata, il suo sorriso sempre cordiale. Ci volle un po’ prima che si districasse tra le email delle prenotazioni e mi assegnasse la camera, consegnandomi la tessera magnetica necessaria per sbloccare la porta. Si premurava di assicurarmi che si trattava di una delle migliori camere di quella struttura. Me ne rinfrancai, non ero stato io a prenotarla.
Mi trovavo, infatti, in città per visitare un’azienda cliente. Mi occupo di revisioni e di certificazioni. I clienti avevano spinto affinché la mia compagnia inviasse me e non altri revisori. Il perché è presto detto.
L’ascensore ...
... aveva i suoi tempi e, nonostante fosse veloce, i piani da attraversare erano molti. Durante tutto il tragitto in quella cabina rigiravo tra le mani la chiave fissando le cinque cifre identificative della camera, pregustavo la solitudine della stanza e fantasticavo sul come trascorrere la serata. Sognavo a occhi aperti e figuravo come da un’ampia finestra di quella Suite avrei potuto scorgere l’intera città, le sue luci, le vie e le viuzze, fino a poter perfino designare dall’alto il ristorante dove cenare. Il viaggio era stato estenuante. Il campanello e l’apertura delle porte misero fine al mio fantasticare, con occhio glauco seguivo i cartelli leggendo la progressione numerica sul susseguirsi delle porte. Mi fermai davanti alla mia, un sospiro lungo e sonoro mi divideva dall’aprire l’uscio ed entrare. La mano fu lenta nel far scorrere la porta. Mi accorsi che la luce era accesa e subito pensai a un errore di assegnazione, a un fraintendimento. Ricordavo la lunga ricerca della receptionist tra le email e, seccato, stavo per richiudere la stanza intenzionato a scendere al pian terreno affinché potessi chiarire la situazione. Una voce mi fermò “Mr. Guerini, La stavamo aspettando.”
La mano si fermò, e con essa tutto il corpo rimase gelido adeso al pomello.
Non risposi.
“Mi spiace averLa spaventata, siamo qui su invito di Mr. Warlon e Miss. Brosh.” - continuò la voce. Solo ora mi accorgevo del suo tono femminile adagiato su un che di baritonale, reso greve dall’accento ...