Glossoendoscopia
Data: 08/03/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Yuko, Fonte: EroticiRacconti
... venì 'na cecagna!"
“Hai sentito male durante l’esame?”
“Me cojoni!”
“Cioè?”
“Direi di no.” Prende la parola la pragmatica furlana.
“Comunque va tutto bene, niente di rotto, checchè tu ne dica. Mi avevi fatto preoccupare!”
“Eh, hai voja!” e finalmente anche lei si distende e si mette a ridere.
“Mo’ te digo: due o tre di questi esami e te passa de tutto!”
“Be’, dai, l’esame allora è venuto bene e ha effetti terapeutici oltre alle indicazioni diagnostiche!” esclamo soddisfatta.
“L’anima de li mortacci tua.”
“Senti, ma ha anche altre indicazioni o è solo per le…” Ora è Lucrezia che si interessa.
“Le proctoscopie?”
“Eeeh? E che ne so?”
Sorrido. “Dai, mettiti giù, per te una colpoisteroscopia!” lei deglutisce rumorosamente, ma, assecondando i miei gesti espliciti si spoglia e si sistema lei pure a gambe aperte e passera per aria.
“Dai, Yuko, illuminami da dentro!”
Annalisa ha la sagace idea di spegnere la luce della stanza, mentre anche Giò si affaccia incuriosita alla porta.
Nell’oscurità quasi totale aziono allora il mio glossoendoscopio e sporgo una lingua dalla punta luminosa che sembro un extraterrestre, altrochè zombi cazzuti.
“Fico!” sento alle mie spalle, ma ormai sono già inginocchiata tra le cosce di Lù; due o tre leccate alla vulva che, peraltro, è già grondante di un Rio delle Amazzoni di secrezioni e introduco nuovamente lo strumento nel vestibolo vaginale della procace udinese.
Entro e come per magia il basso ...
... ventre di Lucrezia inizia ad emettere una luce rossastra meglio delle lampade cinesi fuori dai ristoranti. Con la lucina mi muovo nel suo interno, sporgendo una lingua smisurata che va a sfiorare tutti gli anfratti e presto la paziente inizia un campionario di lamenti, sospiri e miagolii,
Non è male neanche all’interno, questa lavoratrice del settore economico!
Le inquadro l’utero e trovo che, almeno per la parte visibile, è tutto a posto. Ma non procedo oltre. Dentro all’utero è un casino muoversi e non ho una lingua così lunga.
Il ventre di Lucrezia assomiglia alle foto inviate dalle sonde su Marte e in fondo, terminata la parte ispettiva, anch’io ci sto prendendo gusto. Esco un poco e mi dedico a leccare le parti cui sono più abituata con evidente apprezzamento della mia paziente che, con una mano che mi ha infilato tra i capelli, mi stringe verso l’apparato riproduttivo come se volesse fagocitarmi.
Qualche anima pietosa, che percepisco dietro le mie spalle, mi ha abbracciato infilandomi una mano sotto la maglietta per stringermi una tetta, mentre tra luce e gemiti conduco la mia sorella maggiore a esibirsi in una ouverture per fiati e orchestra.
Una coreografia di luci e lampi rossi tra le pieghe genitali della friulana, condita di pennellate di lingua e un contorno di esplicite manifestazioni sonore di apprezzamento.
Ne segue il secondo inevitabile orgasmo, tra fontane di lava incandescente, meglio di Stromboli.
Soddisfatta del doppio esito della ...