Hikikomori
Data: 20/06/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Nepenthes, Fonte: Annunci69
... centrale di quelle mutandine si insinuasse tra due le due morbide dune laterali. Notai, percorrendo lentamente con gli occhi quell'insolito avvallamento, proprio alla fine dello stesso, una macchia umida. Notai anche del liquido sulla parte interna delle sue cosce. Pensai si fosse fatta la pipì addosso. Lei mi parlava e io non la ascoltavo. Una fastidiosa intrusione nel mio mondo poli-dimensionale.
Una visione muta oltre gli impulsi trasmessi dalle mie cuffie da un orecchio all'altro. Notai che notò il mio sguardo tra le sue gambe. Sorrise maliziosa. Smise di parlare e abbassando lo sguardo portò la sua mano sulla sua morbida protuberanza e, lentamente, con un dito, spostò lateralmente il bordo delle sue mutandine, mostrandomi come una fessura nella carne, come una ferita mai rimarginata. Poi si lasciò cadere sulla schiena piegò le gambe, come le ali di un gabbiano, divaricandole bene davanti a me e, con due dita, allargò la sua ferita.
Era strana, umida, piena di pieghe sembrava una di quelle ostriche di cui andavano matti i miei genitori.
Non feci una piega. Lei si alzò, con un'espressione scocciata, e se ne andò.
Un altro giorno fece irruzione, chiamata da mia madre, una donna che doveva essere una dottoressa perché era vestita da dottoressa. Volle restare da sola, in camera, con me. Mi fece spogliare e sdraiare sul letto. Esaminò ogni centimetro del mio corpo, alla fine si soffermò sulle mie parti intime. Mi toccò i testicoli, poi, con la punta di due dita, ...
... comincio a massaggiare lentamente in su e in giù il mio pene facendolo diventare più grosso e più duro. Spinse fino in basso fino a quando la mia pelle smise discorrere. Si fermò per un secondo e poi con un colpo netto spinse fino in fondo alla mia asta lacerandomi il prepuzio. Urlai dal dolore e la cacciai via dalla mia stanza. Ma la manovra di quel massaggio che mi aveva procurato uno strano solletico, una sensazione tra il piacevole e il fastidioso, mi resto impressa per il resto della mia vita. Poi c'era un medico, uno che si presentava con una certa regolarità entrava in camera si sedeva e pretendeva che io lo ascoltassi. Voleva che fossi io a parlare a lui ma questo non lo ottenne mai. Lo trovavo molto bello, la sua voce calda scorreva giù nelle mie viscere come un confortante brodo caldo. Il fluido denso delle sue parole riempiva il mio pene come un otre di pelle di capra. Penso che abbia potuto fare a meno di notare il prepotente rigonfiamento sotto i pantaloni leggeri di cotone della mia tuta.
In tanti vennero per studiarmi, ma nessuno capì la vera ragione, né la causa, di questa mia scelta di isolarmi dal mondo. Ora, giunto alla vigilia della mia trasmigrazione digitale nel metaverso, prima di diventare il primo NFT vivente della storia dell'umanità, penso sia giunto il momento di rivelarvela.
Prima di essere un hikikomori, prima di scegliere di trasformare il mio patrimonio genetico in un algoritmo
di AI (intelligenza artificiale), ero un bambino, e poi un ...