1. La moglie del capitano


    Data: 12/06/2019, Categorie: Etero Autore: Asteroide1962, Fonte: Annunci69

    A metà degli anni 80, dopo vari rinvii a causa di studi universitari, partii per la naja che, per i giovani del sito, si trattava di un anno (o nel caso della Marina Militare di 18 mesi) di leva obbligatoria militare. Ricordo ancora la partenza, era l’inizio del mese di ottobre e la sera venni accompagnato dai miei amici alla stazione da dove partii con biglietto di sola andata.
    
    Dopo un mese di “addestramento” venni letteralmente spedito in quella che fu la mia residenza fino alla fine della leva: una piccola base militare nel profondo nord-est dell’Italia.
    
    Arrivai di Giovedì sera e il venerdì mattina il maresciallo addetto chiedendo che studi avessi fatto e cosa fossi capace di fare mi assegnò agli ordini del maresciallo addetto al circolo ufficiali e sottoufficiali e quindi avrei fatto il barista per il resto della naja.
    
    Al circolo stavo bene, la mattina presto servivo caffè, cappuccini e brioche, poi alla chiusura pulizie e siccome avevo ed ho una buona manualità facevo qualche piccola riparazione al circolo che necessitava di una bella ristrutturazione generale.
    
    Un giorno di fine novembre, mentre stavo riparando per l’ennesima volta il rubinetto del lavandino, entrò un Capitano che, dopo essersi interessato a quello che stavo facendo, mi chiese se fossi stato disponibile ad andare da lui per una riparazione simile; ci accordammo per la domenica successiva durante l’orario della libera uscita ma, disse lui, non farlo sapere a nessuno perché era vietato ai ...
    ... graduati far fare lavori privati ai soldati di leva. Rispondendo di non preoccuparsi dissi pure che lo avrei aspettato alla stazione delle corriere, dove nessuno dei miei commilitoni andava perché usavano tutti il treno.
    
    Alle due di quella domenica salii in macchina sua e mi portò verso il suo appartamento dove viveva con la moglie.
    
    Durante il breve tragitto mi spiegò che si era trasferito da poco in quella città, che il trasloco era stato appena completato, che era insoddisfatto perché la ditta non aveva fatto un buon lavoro e che avevano lasciato parecchie cose incompiute asserendo che non era compito loro.
    
    Devo dire che più passivo il tempo con lui e più mi rendevo conto che l’appellativo affibbiatogli in caserma era azzeccato: il Conte. Il capitano, infatti era una persona di quelle sempre in ordine, non un capello fuori posto, la divisa perfettamente stirata e le scarpe sempre lucide nella vita militare; da civile pantaloni, camicia, giacca e cappotto scarpe perfettamente abbinati, macchina lucida, appartamento spazioso, arredato con gusto e moglie, beh mi sia concesso, un gran pezzo di figa.
    
    Veronica, la moglie del capitano, una massa di ricci neri in testa, un viso angelico con labbra, non molto carnose, messe in risalto da un rossetto perfettamente steso, ciglia lunghe e contorno occhi definito da un eye-liner che esaltava il nocciola della pupilla; vestita alla moda dell’epoca era la moglie perfetta per il “conte” e una brava padrona di casa.
    
    Mentre il ...
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