L’ho spinta a tradire (racconto) parte 5
Data: 05/06/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: ToroRm2020, Fonte: Annunci69
... facendo andare fuori di testa.
Cercai di resistere, ma il profumo del sesso era inebriante. Passai più volte la lingua sulla labbra, incapace di distogliere lo sguardo dallo spettacolo che avevo di fronte.
Per superare l’impasse, Clelia mi prese per la nuca e mi guidò verso l’interno umido delle sue cosce.
«Goditela tutta» mormorò, con voce morbida come il pelo di una gatta persiana.
Cinque centimetri… Tre… Uno…
Affondai la lingua tra le pieghe umide della fica e persi il controllo. Cominciai a grugnire come un porco, leccando e mordendo quella carne profumata e dolce. Senza quasi rendermene conto strappai il perizoma con le dita. La pelle liscia come seta era deliziosa sotto la lingua, e a ogni leccata Clelia rispondeva con un gemito in contrappunto. Scesi fino al perineo e sollevando le cosce le baciai anche il culo, carezzando con la punta della lingua lo sfintere grinzoso che Giulio aveva violato e io no, pensiero che non riuscì a scalfire minimamente la mia eccitazione.
«Bravo, bagnami bene lì» si raccomandò.
Stavamo, stavo, correndo un rischio enorme a scoparla sulla mia scrivania, nel mio ufficio, ma in quel momento niente avrebbe potuto fermarmi.
Le infilai la lingua in vagina, strappandole un sospiro e, contemporaneamente, feci scivolare l’indice nell’ano, che oppose poca resistenza a quell’improvvisa penetrazione. Cominciai a succhiare il clitoride, aumentando il ritmo con cui facevo andare il dito, senza preoccuparmi troppo di farle ...
... male.
«Mettimelo nel culo» disse Clelia d’un tratto. «Voglio il tuo cazzo dentro di me.»
Non poteva essere la Clelia che era stata mia moglie per sette anni a dire quelle cose, ma era dalla sua bocca che venivano le parole.
Interruppi il lavoro di lingua, mi alzai in piedi e sbottonai i pantaloni con una certa difficoltà, a causa dell’erezione che tendeva la stoffa e della frenesia che rendeva impacciati i miei movimenti.
Pur avendo fatto l’amore con lei più volte di quante riuscissi a ricordare, in quel momento sentivo di avere di fronte una donna diversa, che condivideva con Clelia solo l’aspetto fisico. Il cazzo venne fuori prepotente e durissimo, pronto a prendersi ciò che riteneva suo di diritto.
Clelia si chinò leggermente in avanti e lo prese in mano, stringendolo con una forza che mi sorprese. Portò il viso direttamente sopra l’asta, a una decina di centimetri di distanza, e infilò un dito all’angolo della bocca fino a far colare un filo di saliva direttamente sulla cappella turgida.
Mi chiesi se fosse stato Giulio a insegnarle quella tecnica, ma anche stavolta quel pensiero molesto non influì minimamente sul mio desiderio.
Le dita sottili cosparsero la saliva sul glande, preparandolo alla penetrazione.
«Prendimi…» mi invitò.
Le sollevai le cosce con le braccia per esporre il culo sodo mentre lei poggiava i gomiti sul ripiano per facilitarmi il compito, poi mi feci sotto e cominciai a spingere piano, forzando la resistenza dello sfintere poco alla ...