L’ho spinta a tradire (racconto) parte 5
Data: 05/06/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: ToroRm2020, Fonte: Annunci69
... ma diverso non significa per forza peggiore.»
«Ci siamo fatti le corna a vicenda, io sto con un’altra e scopo come non facevo da anni…» ribattei, sputando con maligna soddisfazione parte del veleno che avevo dentro. «Cosa ti fa pensare che abbia voglia di tornare indietro?»
La osservai per vedere come incassava il colpo, ma solo un lieve irrigidirsi della postura tradì il turbamento che le mie parole dovevano averle causato.
«Sei felice con Moira?» chiese.
«Molto» risposi, consapevole di mentire, o quantomeno di esagerare.
«Ho sempre capito quando non mi dicevi la verità» mi fece notare.
«Quello che provo non è più affar tuo» dissi, dandole involontariamente conferma di aver visto giusto.
«Invece sì, perché sono tua moglie, e perché ti amo.»
«Smettila, per favore.»
«Non finché non ammetterai che ho ragione.»
«Come vuoi. Hai ragione. Adesso puoi andare via, per cortesia? Moira potrebbe passare e non voglio che ti trovi qui.»
Per tutta risposta, Clelia chiuse la porta dell’ufficio e girò la chiave, poi tornò a voltarsi verso di me.
«Apri quella porta» intimai, senza molto successo. Mi alzai con l’intenzione di aprirla io stesso, ma in quel momento Clelia slacciò la cintura che teneva chiuso il vestito rivelando l’intimo ultra sexy che portava sotto: un minuscolo perizoma in latex tenuto su da due laccetti sottilissimi, e nient’altro. Il seno sodo era nudo, i capezzoli eretti.
«Che intenzioni hai?» chiesi, sentendomi stupido già prima di ...
... finire di parlare. Era evidente cosa volesse. L’incognita era cosa volevo io.
Sentii il cazzo diventare immediatamente durissimo, cosa che stabilì senza dubbio che almeno una parte di me aveva le idee molto chiare in proposito.
«Rivestiti» mormorai, in modo quasi inaudibile e decisamente poco convincente.
«Hai il cazzo duro» affermò Clelia con sicurezza, sorprendendomi sia per il linguaggio che per l’intraprendenza. «Tu puoi anche mentirmi, ma lui no.»
Deglutii a vuoto, mentre lei mi guardava la patta dei pantaloni, tesa e gonfia.
Si avvicinò alla scrivania, ci girò attorno e mi spinse indietro con un dito, in modo da creare uno spazio in cui infilarsi, poi sedette sul ripiano e spalancò le cosce. Si infilò due dita in bocca e le insalivò con cura, per poi scendere fino al cavallo delle mutandine. Scostò il sottile lembo di tessuto rivelando le piccole labbra aperte e umide. Non c’era traccia di peli.
«L’hai rasata» mi sfuggì, nonostante cercassi di rimanere impassibile.
«So che ti piace» rispose, infilando le dita dentro per poi tornare a leccarle. «E ho scoperto che piace anche a me.»
Cominciò un ditalino languido, lento, il cui scopo era catalizzare la mia attenzione sulla sua fica.
«Non vuoi leccarla?» mi provocò.
«Perché stai facendo questo?»
«Perché ti voglio.»
Quasi senza rendermene conto mi trovai seduto sulla poltroncina a rotelle con la faccia all’altezza della fica bagnata di mia moglie, il cui comportamento da troia mi stava ...