Lo schiavo
Data: 25/04/2019,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Lady_Vanessa, Fonte: RaccontiMilu
Mentre le ombre della sera prendono ad allungarsi sul pavimento del dungeon, l’uomo inizia a mostrare i primi segni di cedimento. Il suo collo e le sue braccia sono bloccati dalla morsa del giogo, mentre il suo volto è coperto dalla maschera di cuoio che faccio indossare agli slave che non mi va di guardare in faccia. I segni della fruste bruciano ancora, sulla sua pelle. Vedo le strisciate violacee che gli rigano la schiena e i marchi dei tacchi a spillo sul costato. Oggi è stata meno dura del previsto. Conosco questo tizio; l’ho già avuto in sessione almeno un’altra mezza dozzina di volte. Con il tempo ho imparato a conoscere la sua soglia di sopportazione al dolore e i suoi gusti in fatto di pratiche BDSM. Nel mio lavoro è importante capire fin dove potersi spingere. Uno schiavo soddisfatto è un cliente che senz’ombra di dubbio tornerà a supplicare di poter leccare le suole dei miei stivali. In fin dei conti è su questo che si basa la mia professione di mistress; sul soddisfare le aspettative di colui che desidera essere dominato. è il caso del verme che ho imprigionato nella gogna qualche minuto fa. So praticamente tutto quel che c’è da sapere, su di lui. Tutto meno il nome. Quello non m’interessa. L’ultima volta che ci siamo incontrati mi ha raccontato di essere stato sposato due volte. L’attuale moglie fa la mantenuta e si limita a badare a casa, figli e cani. Nessuna passione, in quel che rimane della loro vita coniugale. La ...
... noia della routine e l’assuefazione alle mollezze di una vita agiata hanno soffocato il desiderio reciproco come una brezza che sferza la fiamma di una candela. Lui è un architetto piuttosto conosciuto, in città. Ha due appartamenti in centro e una villa in collina. Gli piace essere calpestato e adora la frusta. Non so come faccia a nascondere le ecchimosi delle scudisciate davanti a sua moglie. Non gliel’ho mai chiesto e, a dire il vero, non me ne importa neppure granchè. A me basta che i nostri incontri siano ben remunerati e che non vadano al di là del tempo concordato. Mi avvicino alla gogna e sollevo il perno di metallo che tiene uniti i due blocchi di legno. L’uomo scivola indietro come un burattino, inciampa nei suoi stessi passi e precipita con il sedere sul pavimento. è nudo, e il suo gingillo sbatacchia senza forza fra le sue cosce. L’impatto delle natiche con le mattonelle fredde lo fa grugnire di dolore. Che schifo di visione, mi dico. Che essere repellente. Mi soffermo a pensare che un simile individuo, nel mondo che si cela oltre la porta del mio dungeon, è considerato da tutti un professionista affermato. Molti lo stimano, altri lo invidiano. Ciò nonostante, io posso vederlo senza le maschere di falsità e perbenismo che la società gli ha concesso di indossare. Lo vedo per quello che è una larva umana. – Tirati su, bastardo – gli ordino. Lui geme qualcosa di incomprensibile, si prostra in ginocchio e mugola come un cane rimproverato dal ...