1. Punti premio alla stazione di benzina


    Data: 10/03/2019, Categorie: Voyeur Autore: LXIX, Fonte: EroticiRacconti

    ... muoveva infatti attorno a me come la cagnetta in calore. E io sentivo, lo percepivo, che voleva da me qualcosa, e vero dio gliel’avrei dato porca puttana sì!!
    
    Mi fece accomodare per il pranzo, ma non al solito posto in mezzo ai vecchi o a camionisti con le palle sporche. Mi disse di seguirla (dio mio mentre la seguivo odoravo l’aria in cerca di fica ma purtroppo sentivo solo il puzzo di fritto esausto venire dalla cucina), e mi fece accomodare in una piccola saletta.
    
    Da solo.
    
    E lì glielo dissi.
    
    Le dissi semplicemente che volevo rifarlo. Cosa? chiese lei facendomi impazzire. Volevo rifare quello che lei mia aveva fatto quel giorno, dissi. Volevo sentire ancora il suo gusto, le dissi proprio così. Lei allora mi sorrise, non disse un cazzo e sculettò via. A me stava venendo di nuovo duro e cercai di calmarmi.
    
    Poi arrivò per l’ordinazione … baffone!
    
    Cristo, non l’avevo più visto quel coglione.
    
    E che ci faceva lì proprio quel giorno? E in quel momento poi! Fu un colpo basso ma poteva non significare nulla. Lei sarebbe tornata, pensai. E lì mi venne un pensiero che mi si stampò in testa come un chiodo, e proprio come un chiodo mi faceva sanguinare: insomma, volevo prenderla a tutti i costi quel tizzone ardente di fica, e appena fosse tornata (al posto di ‘sto coglione baffone), beh, insomma, l’avrei forza di cose presa … ecco … io … le avrei gettato all’aria quella gonnellina … strappato le mutandine … me le sarei mangiate quelle mutandine cristo … ci sarei ...
    ... morto con in bocca quelle … e … poi …
    
    Ordinai a baffone primo secondo e quartino di vino e quello sparì.
    
    Io ero un bollore e cominciai a toccarmi la patta dei pantaloni. Strusciavo sul cazzo fino a dovermi fermare per non sborrarmi addosso.
    
    Il pranzo poi passò via normale.
    
    Purtroppo.
    
    Voglio dire che non la vidi per tutta la durata del pasto. Mi servì infatti sempre baffone e io non gli dissi nulla. Che dovevo dire? Dov’è … ecco chi? Tua figlia??? Poteva esserlo tra l’altro, per giunta.
    
    Finii il mio pessimo pranzo (ovvio, la cucina era scadente, all’altezza di un posto dove un vecchio si sega sotto il tavolo) e aspettai il caffè.
    
    Ed ecco che cristo santo a portarmelo a quel punto arrivò lei.
    
    Finalmente!
    
    Era la mia occasione. Unica. Irripetibile.
    
    Appena appoggiò la tazzina sul tavolo mi chiese se volevo lo zucchero.
    
    Che cazzo me ne frega dello zucchero, pensai.
    
    Voglio leccarti la figa, le dissi invece.
    
    Lei di nuovo con quel sorriso stanco da arrizzacazzi fece per andare via. Io allora ero sul punto di scoppiare … stavo per alzarmi e … dio mio no … l’avrei afferrata … e …
    
    Lei invece di andarsene chiuse la porta della stanza.
    
    E rimase lì, fissandomi come a dire che cazzo aspetti?
    
    Cristo santo le saltai addosso.
    
    Non so come ma mi ritrovai subito l’uccello fuori dalla zip dei pantaloni. Lei si mise seduta sopra uno dei tavoli liberi e spalancò le cosce. Cristo santo altro che mutandine in bocca! Non le indossava mica quel diavolo! ...
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