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Il tormento di un padre (tanta sborra in fondo al retto)
Data: 09/03/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69
“Montami il culo papà … Voglio che la notte mi usi per sborrare …”. Le parole di mio figlio mi rimbombavano nella testa dalla mattina alla sera. Mi svegliavo col cazzo durissimo e, ancora sotto alle coperte, cominciavo a tormentarlo attraverso il tessuto degli slip. Evitavo qualsiasi contatto con Annibale per la paura di saltargli addosso alla prima occasione. Uscivo di casa molto prima che lui si svegliasse e rientravo tardissimo. Avevo preso l’abitudine di passare da Iryl quasi ogni giorno. Il ragazzino era divenuto il ricettacolo dei miei istinti più perversi e il mio più caro compagno di giochi. Dopo quella notte la coltre di omertà che aveva caratterizzato la nascita della nostra relazione s’era lacerata. Lui aveva conosciuto la bestia e s’era abbeverato dalla fonte del più oscuro dei peccati e io avevo lasciato cadere ogni maschera. Lo scopavo con disperazione e svuotavo in fondo alle sue viscere il seme che il pensiero di Annibale accresceva costantemente dentro ai coglioni. “Chiamami come lui”. Mi implorava il piccolo. “Dimmi che mi ami papà … Ahhhh … Si… Così … Così …”. “Ti amo tesoro mio, papà ti ama moltissimo”. E ragliando come un animale torturato assaltavo quell’ano di velluto con l’obiettivo dichiarato di sgualcirlo. L’abitudine aveva reso i nostri amplessi non solo più scomposti e disinibiti ma anche più lunghi e fantasiosi. La troia mi offriva il culo in ogni posizione e indossava il berretto di mio figlio per evocarne ...
... la figura. Io non mi tiravo indietro e, a mia volta, lo provocavo, cercando di decifrare il percorso che lo aveva condotto tra le mie cosce. “Sei così puttana solo con me o lo fai con tutti?” Gli domandavo. “Ahah … Con te … Soprattutto con te …” Rispondeva lui laconico. “E con tuo padre? Lo fai pure con tuo padre? … Cristo che mele che hai ...” La vacca restava in silenzio e si godeva tutta la violenza dei miei colpi di reni. “Rispondi!” Gli ordinavo. “L’hai visto l’altra sera che bastone che ha …? Quello se ti incula non ti fa camminare per giorni … Scrofa …!”. “E che ne sai che non l’ha già fatto … Cazzo quanto sei duro … Hai due palle enormi … Quanto ti arrapi se ti dico che mio padre mi scopa?”. “Quindi ti scopa?” Ogni volta mi faceva impazzire ma la confessione non arrivava mai. La puttana sapeva che il dubbio mi eccitava più della verità. “Sborrami in culo ti prego … Cristooooo … Come mio padre … Sborrami in culo come fa lui con Annibale ti prego …”. “Ne fa tanta?” “Fanne tanta tu … Tantissima … Voglio che mi coli tra le cosce finchè non torno a casa … Aaaaah …. AAAAAH”. E ogni notte finiva come voleva lui, col cazzo stragonfio che esplodeva in fondo al suo retto. Iryl tratteneva il mio seme fino a quando non lo riaccompagnavo. “Ma poi riesci a cacciarlo? Non diventa secco?” Gli chiedevo curioso. “No … Lì resta caldo … Lo tengo apposta”. “Ma perché?” Insistevo “Che ci fai? Non ti da fastidio?” “No, anzi …. Mi piace”. ...