Blade: vacanza avventurosa
Data: 04/03/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... punizione per crimini che non riuscivo davvero a ricordare, a dispetto dei miei migliori sforzi. Amanda non rimase sotto di me in eterno. Cambiammo posizione e lei mi piantò le unghie nel petto. Non fece commenti sul mio torace e segretamente ne fui grato. Pareva quasi volermi sezionare, non come altre che avevo conosciuto. Non capivo… perché avevo quei pensieri? Avrei dovuto pensare solo scoparla, no? Invece quelle domande non se ne andavano. Come un buco nero, attiravano a sé tutto il resto. Il calore bollente della sua vulva che stringeva il mio pene veniva eclissato dal freddo timore suscitato da quei dubbi. Decisi di rimandare quei dubbi a dopo. -Aspetta, ora tocca a me.-, dissi dopo qualche minuto di cavalcata selvaggia parte sua. Amanda sorrise. -Mettiti in un altro modo.-, dissi quando lei fece per sdraiarsi. Roteò gli occhi. -Voi uomini siete tutti uguali.-, disse. -No. Le misure cambiano e così anche i caratteri.-, precisai. Lei sorrise. Ed eseguì mettendosi carponi. La vista della sua vulva così offerta cancellò come al solito tutti i miei pensieri o dubbi di sorta. Annichilì tutte quelle seghe mentali in un unico istante. Le affondai dentro selvaggiamente. Ancora animato da quella sensazione di vendetta che non riuscivo proprio a spiegare. Afferrai i capelli di Amanda, stringendoli in pugno e tirandoli. Ero animalesco, brutale. E mi sentivo bene. Stavo per venire, lei probabilmente aveva già goduto qualche volta ma non m’importava. Ora toccava a me, e le venni ...
... dentro con un ringhio che suggellò la mia vittoria. Rimasi in ginocchio, seduto sui talloni mentre lei si sdraiava, il mio sperma che le usciva dalla vagina con lentezza. Mi sorrise. -Sei stato magnifico…-, altra frase che mi diceva qualcosa senza dirlo. Il mio cuore batteva forte, la testa era un punto fermo in un uragano di pensieri. -Perché non ricordo dove ti ho già vista?-, chiesi. Lei parve incupirsi. -Non lo so.-, disse. Bugia. Odiavo le bugie. Lei mise una mano dentro a un cassetto. Sguainai gli artigli. E due dardi tranquillanti mi centrarono in pieno. Mi sembrò di vedere la scena da fuori, in terza persona. Riuscii comunque ad afferrarle il collo. Ma la mia presa divenne ovatta e la mia mente fu risuccchiata nel vuoto. è curioso come il corpo abbisogni di determinati stimoli per poter effettivamente accedere a determinati ricordi sepolti. Forse una faccia o una voce non sempre bastano, a volte si necessita di uno shock, di una situazione analoga. Sicuramente, almeno in questo caso.
Scagliato nel deliquio delirante di un baratro oscuro, il mio cervello parve recuperare improvvisamente quella memoria. Probabilmente l’avevo rimossa, una difesa della mente contro un dolore enorme, non solo fisico. Un’azione autonoma, non esattamente cosciente, compiuta dalla mia mente per preservarsi dall’orrore. Le vittime di stupri o di forti shock facevano lo stesso. E la loro vita andava avanti, non sempre facile, non sempre in modo piacevole ma relativamente al sicuro ...