1. 011 scena madre


    Data: 03/03/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... mento e indirizzò il mio volto al pube. Non disse nulla, salvo che dirmi “oggi i cessi son rotti”.
    
    Sfoderò la minchia, tumida ma arresa al peso grave della sua stessa massa.
    
    Con le dita guardandomi dall'alto con le labbra che accennavano ad un breve sorriso, egli sfiorò la tremula polpa del mio labbro inferiore. Poi ad uncino aprì la mandibola ed io ebbi un sussulto di piacere, già che un tempo quel mio professore si appropriava di me ed io lo amavo.
    
    Dal terrore fiorì la gioia e mi sversò nel ventre l'acre piacere umano della sua sostanza vescicale.
    
    Poi uno dei tre ragazzi accostò a noi, assai simile a lui nella complessione e nella statura. Anche lui aveva tendenza alla calvizie, aveva mandibola allargata e due profondi occhi glauchi e vagamente melanconici. Chiese al docente di approfittare della latrina umana ma il docente evidentemente in preda all'istinto possessorio dei veri predatori negò ogni istanza. Allora il ragazzo insistette e questa volta il mio professore dovette cacciarlo con malagrazia.
    
    Mi sentivo felice di essere di nuovo suo, e quando estrassi la lingua per raccogliere le ultime gocce fuoriuscite dal cazzo, egli si ricompose dopo la scrollata, mi sputò in gola con una inedita nota di disprezzo che mi lasciò pensare.
    
    Quando uscimmo dal bagno vidi oltre i vetri un falò acceso ed un gran movimento di allievi e professori.
    
    Mi furono consegnati i tre grossi sacchi di plastica e seguito dal mio professore e dai tre, dovetti percorrere il ...
    ... lungo corridoio per uscire in cortile.
    
    In cortile mi furono levati i sacchi di tutte le mie cose, ed il professore di matematica sopraggiunse lanciando i sacchi nel rogo.
    
    Tra le volute di fumo nero io guardavo tutti chiedendo spiegazioni ma nessuno, dico nessuno, nessuno ebbe a rivolgermi la parola.
    
    Tutto dei miei indumenti fu lanciato nel fuoco.
    
    Protestai ed imprecai e poi udii chiamarmi. Mi voltai, vidi sopraggiungere il mio professore di nuoto. Gli implorai di spiegarmi cosa mi stesse capitando e per tutta risposta fui preso a schiaffi in faccia, davanti a tutti, in cortile, tra le volute di fumo.
    
    Mi aggrappai a lui, alla sua compassione di uomo, ma lui tolse via l’ultimo appiglio del mio decoro. Levò la maglia del pigiama e con gesto sicuro finì anch’essa tra le fiamme.
    
    E ricordo che mi disperai, nudo, in ginocchio davanti alle impassibili fila degli allievi e dei precettori. Sentivo il cuore scoppiarmi nel petto e fui costretto a stare in piedi nella mia piena nudità.
    
    Disperatamente cercai con lo sguardo il mio uomo, il mio professore di nuoto che nel mentre s’era messo a contemplare le fiamme del falò. Non scorsi in lui alcun barlume di una qualche umana pietà.
    
    Ricordo il mio pene ritratto, il brivido della vergogna, lo schiaffo della mia umiliazione….
    
    Per che cosa poi… Per essermi innamorato di un mio precettore? Di aver violato la regola carnale delle orge e aver peccato di presunzione confidando nel bene di qualcuno?
    
    Tutto in cortile taceva ...
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