1. Confessione e rammarico


    Data: 21/01/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Lesbo Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... svaporava, sembravo stordita, mi sentivo inespressiva, mi bloccavo e come un robot cedevo e alla fine adempivo. Io restai là, mia mamma mi fece curvare sul tavolo ingiungendomi di tenere le gambe bene aperte, poiché quella nozione mi fece comprendere che quello sarebbe stato per me un castigo avverso, spropositato e inclemente. Trascorsero soltanto pochi secondi che arrivò la prima scudisciata, dopo la seconda, la terza e la quarta. Io strillavo come una fanciulla, a dispetto dei miei vent’anni e della totale vergogna che provavo e che nutrivo: perché indubbiamente Concetta, la figlia della vicina, sarebbe stata di certo là ad origliare di gusto beffandosi e dileggiandosi. Mia mamma fu drasticissima, determinata e molto pesante, giacché mi diede una trentina di poderose cinghiate, io mi genuflessi ai suoi piedi e, piangendo invocai la sua assoluzione. Lei era sennonché molto infuriata, annunciandomi e promettendomi, che mi avrebbe in ultimo avvilita e mortificata a dovere.
    
    A vent’anni d’età, quantunque la benevolenza e le spiritosaggini delle mie amiche e del mio ragazzo, io venivo sistematicamente collocata in penitenza, tenuto conto che restavo per lunghi periodi sprangata dentro casa. E in quel lasso di tempo dovevo costantemente sottostare e dar retta a mia mamma, che aveva peraltro la cinghiata facile, senza dispute né polemiche, come se non bastasse dovevo infilare la tenuta da espiazione. Nel concreto era una maglietta corta con le calze e null’altro, al disopra ...
    ... di tutto niente mutandine, perché mia mamma insisteva obiettando che io mi comportavo da bagascia, da zoccola, perciò mi teneva con l’abbigliamento appropriato, pur sapendo che io detestavo questa cosa perché mi faceva imbarazzare moltissimo. Era un’espiazione terrorizzante e per di più crudele almeno per me a vent’anni.
    
    Quell’ignobile, indecoroso, sgradevole e vile lasso di tempo di trenta giorni era indubbiamente interminabile da trascorrere, peraltro asserragliata e barricata con forza dentro casa in totale penitenza, eppure non ideavo né concepivo anche allora che sarebbero stati anche incancellabili e meravigliosi momenti. Un giorno, quando ricevetti, la mia dose giornaliera di cinghiate, intanto che m’apprestavo ad esercitarmi nella materia, udii il bubbolo trillare, qualcheduno varcò l’uscio di casa, eppure non arrivai ad identificare le voci. Poco dopo, mia mamma come in preda al panico mi chiamò in modo isterico:
    
    “Rosa, avanti, esci da là, sbrigati, vieni qua”.
    
    Con la tenuta da espiazione indosso, che per me non era di certo un avvenimento che m’avrebbe fatto diventare gioiosa e spensierata nel vedere altre persone, allorquando intravidi chi c’era di fronte a me restai di stucco, ero totalmente incredula e alquanto sconcertata: là, dentro casa mia si presentarono Margherita, la sua amica Teresa e Filomena, la madre di Margherita. L’indisponente, odiosa e sgradevole ragazza aveva gli stampigli tangibili delle mie unghie ben impresse sul viso, mentre mia mamma ...
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