Vestiti di sabbia
Data: 27/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: robertosevin, Fonte: EroticiRacconti
Tra giugno e luglio, i pomeriggi estivi non riservano mai grandi sorprese. Bloccato nell’attesa, cerco di incalzare il tempo, pregandolo di scorrere. Ma ogni secondo mi si oppone. Quando non mi incontro per una passeggiata in centro con il solito gruppo di amici, il divano diventa improvvisamente seducente. Mi stendo, e possono passare ore prima che mi renda conto di quante ore siano passate. Forse così l'università arriverà prima.
Tormentato da tutta quella calma nella casa vuota, dal rumore incessante delle cicale, dallo spiraglio di luce che filtra dalle ante socchiuse e che mira per qualche oscuro motivo al mio occhio, decido che è arrivato il momento di muovermi.
Impegnando i muscoli più di quanto mi sarei aspettato, mi alzo dal divano. L’occhio mi cade su uno spazio nella libreria, quello dove ripongo i film. Alcune pellicole d’animazione. Un film muto. Un documentario sul Terzo Reich. Ne ho molti, tutti già visti. Potrei scegliere dal catalogo infinito di un sito di streaming, ma il caldo mi impone di risparmiare energie e dovrei trovare il portatile, trovare il caricabatterie, trovare un sito; è già troppo.
Nel mentre rovisto, come una madeleine di Proustiana memoria, la confezione di un film Pixar che ho in mano mi folgora. Io, bambino, curioso e ingenuamente felice, correvo verso l’appartamento dei miei vicini. Incauto, suonavo con impulsività al loro campanello. E non so bene con quanta voglia, Lucia mi apriva.
Lucia è la mia vicina di casa. Alta, con ...
... forme sinuose dettate da una vita sedentaria e un gran piacere trovato nel cibo. Capelli neri corvino che le arrivano alle spalle, un viso solare segnato da qualche brufolo. Da ragazzino, ero sempre incuriosito dal suo petto, troppo grande per non farsi notare. La ricordo sistemare i gancetti del reggiseno mentre giocavamo correndo nel cortile, e il movimento ondulatorio dei suoi seni che mi si stampò nella mente. Le cosce erano grandi e la maggior parte del grasso era depositato sul fondoschiena. Ero innamorato di lei. Mi portava al cinema, mi invitava a mangiare la pizza insieme ai suoi genitori, quelli con cui viveva, Carlo e Marta. Una volta le feci pure un anello di fidanzamento. Ancora me lo ricorda quando la incrocio e mi saluta. Il tempo non l’ha cambiata un granché, è cresciuta in statura, superando abbondantemente il metro e ottanta. Ricordo vividamente casa sua, in particolare lo spazio che aveva sotto la vetrinetta in salotto. Era pieno di dischi e videocassette, scatole di plastica che mi comunicavano una pacata riservatezza. Volevano essere visti, ma con garbo. A volte li guardavamo lì, insieme, sul suo divano.
Mentre mi riprendo da quel lampo, valuto se lo sforzo di scendere e chiedergliene uno sia eccessivo. È da tempo che non chiacchieriamo. Spesso le nostre conversazioni sono fugaci, a volta durano solo il tempo di uno sguardo. Ma quando possiamo, a volte forse di soppiatto, non perdiamo l’occasione di osservarci. Magari poco prima che i nostri sguardi si ...