1. L’ho spinta a tradire (racconto) parte 2


    Data: 23/12/2018, Categorie: Tradimenti Autore: ToroRm2020, Fonte: Annunci69

    ... cominciando poi a strofinare la cappella grinzosa contro i capezzoli, ancora non eretti. Quando vide che non era sufficiente si alzò, mise le mani sotto la gonna, si sfilò il perizoma e lo buttò a terra con rabbia, prendendo una mano dell’amante e mettendosela tra le cosce.
    
    «Hai usato il fisheye per le foto e i video?» commentai. «Avrei giurato che fossi più dotato.»
    
    Era vero: dal vivo non sembrava affatto come nel video. Anzi, a occhio e croce, probabilmente ero persino messo meglio di lui. Poi accantonai il pensiero, ritenendo stupida, in quel contesto, una sfida a chi ce l’aveva più lungo. Quella era una cosa da maschi che in genere lasciava le donne abbastanza indifferenti, almeno stando a quanto affermavano loro.
    
    Clelia guardò con rabbia prima me poi il suo amante.
    
    «Ti ci metti anche tu?» sbottò verso Giulio, dopo qualche altra slinguata a vuoto, lasciando andare quasi con disgusto il pene flaccido. «Non eri un toro da monta?»
    
    «Senti, così con ci riesco. Tu mi avevi detto che lui…»
    
    «Vaffanculo anche tu!» scattò, alzandosi in piedi. «Vai via per favore.»
    
    Giulio si ricompose e si affrettò a raggiungere la porta.
    
    «Ti chiamo» disse a mo’ di congedo, ottenendo in risposta una smorfia da parte di Clelia.
    
    Appena fu andato via, lei andò in camera da letto e si chiuse dentro a chiave.
    
    Il dolore, il desiderio, la rabbia e la gelosia, mescolati insieme in modo inestricabile, mi bruciavano nello stomaco come lava fusa.
    
    Presi il mio telefono e scrissi ...
    ... un messaggio. La risposta arrivò dopo pochi minuti.
    
    “Sei solo?”
    
    “Non preoccuparti, vieni” replicai.
    
    Mezz’ora più tardi sentii bussare leggermente alla porta e andai ad aprire.
    
    «Ciao» dissi. Sulla soglia c’era Moira, la mia storica collega d’ufficio. Portava due anellini d’oro alla narice destra e dallo stesso lato i capelli erano rasati a zero.
    
    «Pensavo che non ti saresti mai deciso» esordì. «Lei è fuori?»
    
    Indicai con un gesto del capo la zona notte dell’appartamento.
    
    «No, aspetta, è qui a casa?»
    
    «A lei non interessa quello che facciamo. Ha il suo toro da monta, anche se stasera ha fatto cilecca.»
    
    «Tu come lo sai?»
    
    «È venuto qui. Lei ha provato a fargli una pompa ma non gli si è rizzato.»
    
    «Gli ha fatto una pompa qui? Mentre c’eri tu? Stai scherzando, vero?»
    
    «Ha provato a fargli una pompa» precisai, maligno. «Voleva che la guardassi mentre glielo succhiava. Si è pure sfilata le mutande.»
    
    Moira mi fissò per capire se parlavo sul serio, ma dopo un’occhiata alla mia espressione, al perizoma abbandonato sul pavimento e alla tavola ancora apparecchiata per tre, sembrò concludere che non mentivo.
    
    «Bella stronza hai sposato. Mi dispiace per te, anzi no, sai che ti dico? Sono contenta per me e va benissimo così. Ma sei sicuro che possiamo?»
    
    «Sicurissimo. A lei non frega niente.»
    
    Mi sorrise, fece un passo avanti e mi infilò la lingua in bocca in un lunghissimo bacio, caldo e profondo.
    
    «Sai da quanto lo volevo?» confessò. «Non hai idea ...