1. Le cose cambiano


    Data: 20/12/2018, Categorie: Etero Autore: Deb, Fonte: RaccontiMilu

    ... svenuta subito dopo l’orgasmo che mi son regalata ieri sera. Bevo un sorso d’acqua e mi spoglio lentamente, prendo un paio di leggings da palestra e una maglietta e mi rimetto con la testa sul cuscino. Sei. Che numero di merda. Io quando giocavo a pallavolo adoravo il sette.
    
    Uno. Davide . Due. Ryan. Tre. Pietro. Quattro. Giacomo. Cinque. Riccardo. Sei. Filippo. Filippo che ha approfittato della mia pazzia. Pensare a ieri sera mi fa star male. Pensare al mio passato molto meno.
    
    Penso a Giacomo, e mi intristisco. Mi sento sola, un po’ smarrita per aver chiuso quella che ritenevo la storia più importante della vita. Ma non andava, obiettivi diversi, giusto così. Mi trattava un po’ troppo principessa. E io lo assecondavo, facendo la fidanzata perfetta. Oddio, mica tanto perfetta. Era febbraio dell’anno scorso quando l’ho tradito, senza pietà. Senza ragionare, esattamente come è successo ieri. Accucciata in un angolo di una scuola di sci a fare un pompino a un maestro che avevo conosciuto il giorno prima. Un cazzo bellissimo. Un cazzo che mi ha usata per la mezz’ora successiva in una sorta di dormitorio dove c’eravamo solo lui ed io.
    
    Giacomo era rimasto a casa a studiare, e sono salita in montagna da sola per festeggiare la mia laurea. “Una pazzia può capitare”, mi ero detta prima di concedermi di mia spontanea volontà a Riccardo. Avevamo flirtato tutta la sera in maniera quasi innocente, poi mi ha trascinata fuori, mi ha baciata, mi ha portato nella scuola di sci. ...
    ... Avevo la coda quella sera. “Sei una dea”, mi diceva mentre mi teneva per i capelli e mi scaricava in bocca il suo sapore rantolando. Ho ingoiato, io che con Giacomo non lo facevo quasi mai. Siamo tornati al locale, l’unico aperto, e lui è stato un po’ con i suoi amici mentre io ballavo da sola per lenire il senso di colpa. Ho anche chiamato Giacomo: “Amore mi sto divertendo un sacco, mi manchi”. E poi Riccardo che torna, io che mi struscio su di lui e il cervello che riparte completamente per le sue. E a quel punto : “Matilde voglio scoparti”. “Mi pare un’ottima idea”. Mi pare un’ottima idea, ho risposto. Io. Effettivamente doveva essere un campanello d’allarme. Nel letto a castello (sotto, per fortuna), mi ha prima spogliata sommariamente, poi si è infilato il preservativo ed è entrato. Inutile raccontare in che condizioni fossi, simili a quelle di ieri, direi. Poi mi ha girata, la faccia contro il muro, lui in piedi. E per almeno 10 minuti mi ha usata, dicendomi cose irripetibili mentre io mugolavo. Sono venuta a ripetizione, come non succedeva da tantissimo. Penso di avergli anche sussurrato “trattami come una puttana” mentre mi stantuffava con il rumore del letto che cigolava in sottofondo. Poi è venuto. “Ora dobbiamo uscire che gli altri tornano”. Non ho fiatato. Aveva lo sguardo soddisfatto. E io non mi sentivo in colpa, tanto da aver praticamente rimosso quello che era successo il giorno dopo. Serenissima. Ma con una zoccola che forse si faceva di nuovo strada in me. “A ...
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