Le cose cambiano
Data: 20/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Deb, Fonte: RaccontiMilu
... traccia per andare a vedere un ragazzo conosciuto su facebook a 400 chilometri da casa.
Sofia mi è passata a prendere in leggero ritardo con la sua Smart, e mi ha chiesto della mia situazione sentimentale in maniera sfacciata. Addosso indossava dei jeans di marca strappati e una giacca di pelle, e mi ha dato l’impressione di una ragazza molto più chiassosa di quello che mi era sembrata in palestra. Qualche canzone cantata a squarciagola in coda, due Instastory e siamo arrivate a casa di quest’amica. Casa è riduttivo, è un loft non troppo grande ma molto ben arredato, credo ci viva da sola. Comunque, la festa è carina. Mi sono sentita subito a mio agio, gente della classe sociale da cui provengo. Quando Sofia è sparita, sono uscita in balcone a fumare una sigaretta. Come ho scritto, ho ricominciato da qualche settimana, ero una fumatrice al liceo quando ero un po’ ribelle.
Filippo si è avvicinato con nonchalance, con un negroni in mano e un flute di prosecco per me. Ho molto apprezzato. “Faccio il dottorato di storia, ma sono un artista” mi ha detto quasi subito. Come per dire che non apparteneva molto a quell’ambiente, ma anche per fare il figo. Così mi ha mostrato sul cellulare qualcosa delle installazioni che fa. Non sono un’esperta, ma mi ha incuriosita. Siamo rimasti sul balcone un bel po’, l’intesa era evidente ma insomma, io non sono una di quelle lì no?”
E invece mi sono fatta stregare. Tanto che male fa? Che male fa se pensi che è carino!?. Che male fa se ...
... pensi e poi ricacci indietro nel tuo subconscio un “quasi quasi se ci prova…”? Che male fa se mentre mantieni il controllo completo dei tuoi pensieri, il tuo corpo non risponde e si mette a provocarlo come se fosse a parte, come se non fosse tuo? Se quando siedi sul divano ti sporgi verso di lui con il fianco dopo aver accavallato le tue lunghe gambe. Se ti tocchi i capelli mentre ti parla con voce sempre più sicura. Oddio, quando un uomo infonde sicurezza con la sua voce. Oddio quando me l’ha messa, ho sentito dei crampetti lì sotto. Ma non è possibile. Non sono una di quelle, io. E invece ho riso come fanno le stupide. Sarà stato il gin tonic. Sarà stato che Sofia era ubriaca marcia e io avevo bisogno di un passaggio.
“è tardi, mi chiamo un taxi”.
“Ma no, tranquilla, ti porto io”.
“Sicuro?”.
“Sicuro!”
E poi “Ah, ma sai che abito a cinque minuti da te?”. E così la lingua è corsa in avanti senza il freno, senza che il cervello lo dicesse davvero: “Un giorno mi piacerebbe vedere qualche tua installazione”.
“Ne ho qualcuna a casa, se vuoi”.
“No dai, è tardi”.
E poi la sua autoradio però ha passato Ed Sheeran. Mentre canticchiavo Filippo mi ha detto: “Se vuoi suono anche la chitarra”. E io avevo voglia di cantare.”C’è parcheggio proprio sotto casa mia. Vuoi salire? Io suono e tu canti, hai una bellissima voce”.
Dì di no, stupida. Qualcosa tipo “No, mi devo alzare presto per studiare”. O qualcosa di molto più brusco: “Ti conosco appena, non mi pare il ...