Ore Giapponesi
Data: 20/12/2018,
Categorie:
Masturbazione
Autore: fantastico_scrittore, Fonte: EroticiRacconti
Era la mia terza volta in Giappone, paese ricco di cultura e di fascino, che avevo apprezzato sin d giovane, ed imparato a conoscere grazie ad un’attenta scelta di libri che diradarono le nubi dallo sterotipato immaginario collettivo, in grado di fornire un’immagine totalmente distorta della bellissima cultura del Sol Levante, che affiora da ogni dove agli occhi di chi è pronto ad osservarla. ‘Ore Giapponesi’ è per esempio un’ottima lettura, ed il lavoro sublime dell’autore trasmette le reali vibrazioni di un mondo a tratti fatato.
Come per tutti i miei viaggi di lavoro, amo prendermi qualche giorno ‘solo per me’, implementando da sempre la regola che mi spinge ad allontanarmi dalle vie centrali, e spesso dalla città che mi ospita, preferendo le più naturali periferie, dove spesso la vita e le tradizioni hanno un sapore più marcato.
C’è una grande premessa da fare, per chi non conosce il Giappone e la sua cultura, soprattutto quella meno inquinata da occidentalismi più o meno evidenti; la bellezza è qualcosa di allusivo invece che esplicito, ponendosi come empirica anziché dottrinale e di conseguenza risultando sentimentale più che razionale. Una donna giapponese gode della penombra, si eccita per l’inespresso più che del classico concetto del bello, eviscerando dal contesto i canoni legati a forma e pseudo perfezione. Questo concetto, a noi spesso distante, è necessario per comprendere una serie di atteggiamenti ritenuti sostanzialmente atipici.
Noleggiai un’auto e ...
... decisi di dirigermi Takayama nella prefettura di Gifu, essenzialmente famosa perché secondo la cartografia dei (pochi) opuscoli, c’era poco da vedere essendo di fatto rimasta simile a quella che era qualche migliaio di anni fa.
Prenotai una stanza in un ‘Ryokan’ le classiche locande dove è possibile dormire ed avere accesso dedicato al Sentō, erroneamente paragonati alle nostre saune, dove è possibile vivere una completa esperienza del bagno alla giapponese.
Ero un ‘iteki’ (selvaggio straniero) e nelle province questa cosa emergeva in maniera marcata, e quindi gli sguardi dei proprietari erano stati secchi e a tratti piccati sin dal mio ingresso, e continuarono ad essere sbrigativi ed essenziali per tutta la mia permanenza. L’unico sguardo incuriosito, molto probabilmente determinato dal mio abito tre pezzi ed dalla pipa carica di ottimo tabacco scozzese, giunse da Akiko, che scoprii essere la figlia de proprietario dello stabile. A poca distanza la giovane ragazza con dita bianche ed affusolate, si stava cimentando nello Sho-Do, l’arte della calligrafia. Ricambiai il cenno con un sorriso, e con un gesto circolare della mia pipa che tenevo nelle tre dita.
Dopo cena, che consumai subito dopo aver riposto il mio bagaglio in camera, decisi di compiere il rito del bagno, e dopo essermi fatto una doccia vestii il kimono preposto, dirigendomi verso l’apposita sala. Entrai superando una soglia in legno finemente lavorato, lasciando il kimono nell’apposito vano, dirigendomi ...