1. Frate martino - 2


    Data: 18/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... con ferventi preghiere a santa Federica, che non mancava mai di venirgli in soccorso. Ma certo non poteva bastare: non ci si può contentarsi di un tozzo di pane, quando si è gustato una focaccia al miele.
    
    Era passato ormai più di un anno e fra’ Martino toccava quasi i diciotto anni, che per quei tempi, come sappiamo corrispondevano a più dei nostri, quando una mattina, mentre dissodata una striscia di terra, in cui il frate farmacista intendeva seminare delle nuove erbe appena giunte da terre lontane:
    
    “Frate Martino, ehi, frate Martino.”, si sentì chiamare.
    
    Si voltò: era frate Marcello, l’aiutante cuciniere, un bietolone alto e polposo, sulle cui grazie nascoste il suo pensiero si era soffermato non poche volte, mentre rendeva omaggio a santa Federica.
    
    “Vieni, - gli disse quello, facendogli cenno col braccio di andare con lui – sto andando alla pescheria, vieni con me.”
    
    “Non posso, devo finire di preparare questo terreno, altrimenti frate Salterio mi dà mille Avemarie di penitenza.”
    
    Frate Salterio era il frate farmacista. Frate Marcello scoppiò a ridere.
    
    “Ti aiuto io a dirle, - rispose – non preoccuparti, facciamo cinquecento a testa. Dai, vieni. Ho bisogno che mi dai una mano alla pescheria: frate Gesualdo vuole che gli prenda un paio di carpe da cucinare oggi per la tavola dell’abate. Vedrai che frate Salterio. dopo averle assaggiate, ti perdonerà volentieri.”
    
    Alla tavola dell’abate, infatti, mangiavano il priore e i frati che ricoprivano incarichi ...
    ... importanti nel monastero, compreso appunto il frate farmacista.
    
    Con il sole ormai alto, la pescheria costituiva un piacevole diversivo. E poi frate Marcello era un ragazzone simpatico, con cui si scherzava volentieri. Perché no?
    
    Appoggiò la zappa al muretto di recinzione e, asciugandosi il sudore dalla fronte, lo raggiunse, avviandosi insieme verso la pescheria.
    
    “Non preoccuparti, - disse frate Marcello con aria complice – anche se sono destinate all’abate, cercherò di fartene arrivare un bocconcino pure a te…”
    
    “Stavo per chiedertelo, - sorrise fra’ Martino – certe volte mi leggi nel pensiero.”
    
    Tra una chiacchiera e l’altra giunsero alla pescheria, uno stagno dalle rive melmose, alimentato da un ruscelletto talmente esiguo da non aver bisogno di una via d’uscita: bastava l’evaporazione a tenere sotto controllo il livello dell’acqua. Da tempo i monaci vi avevano introdotto delle carpe, che adattandosi e riproducendosi come anime dannate, costituivano adesso un gustoso alimento per la tavola dell’abate.
    
    “Reggi un momento.”, disse frate Marcello, passandogli un secchio di legno e un retino da pescatori.
    
    Quindi, si chinò, afferrò l’orlo del saio e se lo rimboccò fino a mezza coscia, fissandolo al cordiglio che gli cingeva la vita. Fra’ Martino ebbe un tuffo al cuore alla vista delle gambe tornite e pelosette del giovane confratello e si sentì prendere da una vampata di calore, di cui l’altro per fortuna non si accorse. Era la prima volta, dopo tanti mesi, che ...
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