1. La bambola


    Data: 16/11/2018, Categorie: Etero Autore: Ffransis, Fonte: Annunci69

    ... suo spessore e nella sua interezza. La sua mano era tutta intera, un calco con dita associate, ma unghie dipinte. Si disse che doveva avere una 38 e che con un cambio di vestiti il ​​guardaroba di sua moglie sarebbe stato perfetto.
    
    - Un giorno forse parlerai e puoi dirmi il tuo nome? (Momento di silenzio) Sono esausto: vado a letto. Non restare sveglia fino a tardi!
    
    Sebastiano guardò lo schermo televisivo, prima di sorriderle. Sentì di nuovo quell'odore di muffa e di umido misto a polvere.
    
    Nella sua stanza, chiuse la porta con un doppio giro. Sul letto, nudo, pensò a quella giovane donna al piano di sotto. Accarezzò il cazzo finché non divenne duro. Si rese conto dell'insalubrità del suo gesto e si sciolse immediatamente.
    
    Questo martedì mattina il piumone pesava quaranta chili, ma soprattutto Sebastiano era in ritardo: 8:30! Afferrò sul telefono con l'intenzione di scusarsi, ma quando pensò al suo ospite decise tra sé che era meglio dire che era malato.
    
    Si mise i pantaloni da jogging e una maglietta. Aprì la porta della sua stanza e l'aprì con cautela, come ai tempi in cui Maria Agnese dormiva separata. Scese le scale e al piano di sotto, si voltò con discrezione verso il soggiorno: nessuno! Si domandò per mezzo secondo, prima di rendersi conto che il plaid era stato usato. Si avviò lentamente in mezzo al soggiorno e si voltò, prima di saltare. La sua bambola era nel corridoio e lei lo fissava. I suoi occhi sembravano sorridere, ma non quella bocca fatta per ...
    ... amore.
    
    Fece un passo molto instabile in avanti, inciampò e lui si precipitò verso di lei. Aveva un riflesso di difesa, ma le prese l'avambraccio e la spalla.
    
    - Se non sei sicura dei tuoi passi, è meglio restare sul divano.
    
    La accompagnò verso il divano e loro due si sedettero. Mise - un dito - su uno dei pulsanti del telecomando, ma Sebastiano spense immediatamente il lucernario.
    
    - Dobbiamo parlare, signorina.
    
    Voltò la testa verso di lui con una facilità quasi umana. Affogò lo sguardo in quello di Sebastiano e infine animò la sua bocca.
    
    - Il mio nome è Lucia. Sono nata in Russia alla fine del XIX secolo. Non farmi del male.
    
    Sebastiano ebbe un momento di incomprensione.
    
    - Perché dovrei farti del male !?
    
    Rivolse gli occhi alla porta d'ingresso.
    
    - La donna l'altro ieri.
    
    - No ! No !
    
    - Eri arrabbiato con lei. L'ho sentito.
    
    - Sì ! Ma no !
    
    - Si o no ?
    
    La fragile intonazione della sua voce volò verso di lui come una leggera brezza.
    
    - Ferma Lucia.
    
    - È tutto così confuso.
    
    - E pure per me ! Puoi parlare.
    
    Lei annuì.
    
    - Cosa c'è di sbagliato in me? Guarda le mie dita (le sue dita erano dissociate), i miei polsi, le mie braccia!? Sono articolata come una vera donna!
    
    Sebastiano scoppiò in una risatina che sorprese Lucia.
    
    - Come si fa a farlo? La tua bocca e il tuo petto allo stesso tempo !? Mi hanno sempre incuriosito i miei proprietari !? Me lo dirai un giorno?
    
    - Sì ! Al momento, credo che abbiamo altre priorità.
    
    - Voglio ...
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