1. Nei panni di mia madre - 1


    Data: 10/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    Ero seduto sull’asfalto con le gambe incrociate.
    
    Il fuoco crepitava dentro al bidone e un forte odore di benzina aleggiava nell’aria.
    
    Le calze a rete mi fasciavano le ginocchia e le caviglie erano magrissime sotto al gonnellino scozzese.
    
    Nel drive-in c’era una strana quiete.
    
    Gli avventori erano pochi e, ogni tanto, qualche auto sfrecciava sulla strada oltre l’area di servizio.
    
    “Sarà che fa troppo freddo!” Pensai mentre sbadigliavo.
    
    Ero stanco di aspettare, volevo solo andare a letto.
    
    Poco più avanti la roulotte sobbalzava e le urla di piacere rompevano il silenzio.
    
    “Sei bellissima Manila. Mettimi i capezzoli in bocca, voglio succhiarteli tutti”.
    
    “Ahhh si, Tony”. Rispondeva mia madre. “Montami. Sei l’unico che riesce a farmi godere. Hai l’uccello più grosso che abbia mai visto”.
    
    Mi venne in mente quello che mi diceva sempre. “Ricordati che la cosa più grande di un maschio è il suo ego, non il suo cazzo: se gridi mentre ti scopa dura pochissimo e te lo levi di dosso”.
    
    E infatti lo stallone già stava ansimando e i colpi violenti delle reni scuotevano il veicolo sul manto ghiacciato.
    
    “Leo, mi serve la roulotte”. Mi aveva detto la mamma poco prima. “Sbrigo l’ultimo cliente e a mezzanotte stiamo insieme! Vedrai che regalone ti abbiamo preso io e Timoteo. Sarà il compleanno più bello di sempre!”.
    
    Eravamo nell’area di servizio da alcuni mesi.
    
    Alla fine di ogni estate cambiavamo e ci spostavamo come le rondini.
    
    Seguivamo il percorso della ...
    ... strada statale, da Nord a Sud, e sfuggivamo alle attenzioni degli assistenti sociali. Il camper era la nostra casa.
    
    Ero cresciuto su quella distesa di cemento, guardando il mondo con gli occhi di Manila e desiderando tutto quello che desiderava lei.
    
    Mia madre era stata il mio unico modello.
    
    Avevo cinque anni quando, per la prima volta, avevo scoperto il suo guardaroba.
    
    Me ne ero innamorato.
    
    Ricordo che mi ero preparato davanti allo specchio, avevo steso molte passate di rosso sulle labbra e m’ero messo a danzare dentro al camper, mentre le frange dei vestiti svolazzavano intorno.
    
    Nelle settimane a seguire avevo ripetuto quel rituale ogni sera.
    
    “Come sei bella Lea”. Mi aveva blandito la mamma. E, divertita, aveva riso insieme alle lucciole del parcheggio.
    
    “Ha dei lineamenti così delicati”. Avevano continuato le altre. “E senza peli è più carina di molte ragazze … anche più di Manila …”.
    
    “Quando sarai grande ci ruberai tutti i clienti!” Avevano sentenziato.
    
    “E poi è magra. Non tenderà ad ingrassare come capita a noi donne. Ha un culetto che farà girare molti uomini …”
    
    Mi ero sentito lusingato.
    
    Sotto la doccia avevo cominciato ad ammirare il mio fisico, lo spazio pronunciato tra le gambe, le ossa dello sterno che premevano sotto la pelle, le clavicole sporgenti.
    
    Avevo capito che mi piacevo e, giorno dopo giorno, avevo iniziato a nutrire il mio ego di piccolo efebo affamando il mio corpo.
    
    Mi ero fatto crescere i capelli, avevo nascosto gli ...
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