1. Lezione di geometria


    Data: 04/11/2018, Categorie: Tradimenti Autore: HarrymetSally, Fonte: Annunci69

    ... fermezza.
    
    “Vado al bagno, poi mi sa che torno a casa” risposi.
    
    Ignorai lo sbuffo spazientito di Schizzo e l’occhiata interrogativa di Federica.
    
    Notai invece che tipo duro era rimasto da solo al tavolo. Aveva le grosse braccia distese lungo la spalliera del divano in similpelle, e uno sguardo assorto, il volto piegato in un mezzo sorriso.
    
    Tentai di decifrare quell’espressione e l’inattesa situazione, ma non vi riuscii. Presi la mia pochette e mi diressi verso il bagno. Avrei fatto pipì, e poi avrei impiegato tutto il tempo del mondo per rifarmi il trucco e portare verso la conclusione quella serata strana. Continuavo ad avere negli occhi l’immagine di quel carnaio attorno al bancone del bar, e la sensazione di essere una come tante mi era rimasta appiccicata addosso come una ragnatela.
    
    Quando aprii la porta del bagno rimasi quasi pietrificata.
    
    La donna dai capelli rossi era lì, con il culo appoggiato al lavandino dell’antibagno. Il vestito era sollevato fino ai fianchi e scopriva le sue gambe meravigliose. L’ampio specchio sopra il lavabo offriva alla mia vista il riflesso delle sue natiche,perfettamente modellate, e del sottile perizoma nero che correva tra di esse. Era avvinghiata al maestro di tennis, persa in un bacio appassionato mentre le mani di lui la frugavano ovunque.
    
    Lei si accorse di me e si ricompose in fretta, staccandosi da lui, ma invece di abbassare gli occhi in un gesto imbarazzato come avrei fatto io mi sorrise con aria sfrontata e mi ...
    ... strizzò l’occhio.
    
    “Prego – disse – è libero.”
    
    Non capivo. Cosa ci faceva lei qui con il maestro di tennis, e perché tipo duro se ne stava seduto con quell’aria assorta invece di cercare di capire cosa stesse succedendo alla sua donna? Per un attimo, pensai di scusarmi in qualche modo e uscire, ma qualcosa nello sguardo ammiccante di lei mi catturò e mi impedì di declinare il suo invito.
    
    Tenendo la testa bassa, attraversai lo spazio dell’antibagno e mi infilai nella porticina alla mia sinistra, tirandomi dietro la maniglia.
    
    Li sentii ridacchiare e per qualche motivo, invece di farmi sentire imbarazzata o arrabbiata, il tintinnio di quelle risa mi eccitò.
    
    Feci quello che mai pensavo avrei fatto. Invece di sedermi sul water ed espletare i miei bisogni al più presto per togliermi da quella situazione, accostai l’orecchio alla porta.
    
    “Devi fare in fretta – la sentii dire – quando senti lo sciacquone è game over.”
    
    Poi non disse più nulla, e cominciai a udire frusciare di tessuto e ansiti accelerati.
    
    Premetti la faccia contro la superficie di legno scuro della porta, assetata di quei suoni così inaspettati e conturbanti. Il languore che avvertivo in fondo alle viscere si fece quasi insopportabile. Guidata da un istinto che non avevo mai conosciuto, portai una mano tra le gambe, afferrando con forza la leggera stoffa dei leggins come nel disperato tentativo di arrestare quella marea.
    
    Lei gemeva sempre più forte, e mi parve di udire un suono liquido e fluido ...
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