Lo zio franco. Seconda parte.
Data: 23/03/2025,
Categorie:
Incesti
Tue Racconti
Autore: pennabianca, Fonte: RaccontiErotici.top
... illumina il nostro selvaggio amplesso, sento il suo durissimo randello farsi strada dentro di me, godo e urlo come una lupa alla luna. Lo desidero, lo voglio con tutta me stessa. Lui non si fa desiderare. Mi penetra con incredibile lentezza, quasi a voler far in modo di farmi assaporare ogni centimetro del suo meraviglioso palo. Urlo e vengo quando batte in fondo all’utero. Mi pompa con maestria, mi lima, mi porta verso il piacere che scuote il mio corpo, fin dentro ogni singola cellula, poi esplode in me con un orgasmo ed un urlo che sembra quello di un leone che tiene a ribadire alla savana che sta godendo con la sua femmina. Sfiniti, scivoliamo in mare. Il fresco del mare, rivitalizza i nostri sensi, risaliamo in barca ed io lo prendo in bocca, lo voglio, desidero farlo urlare di nuovo. Lui mi asseconda, gode del piacere delle mie labbra, io mi giro e lo invito a prendermi da dietro, lui mi osserva per un attimo, poi entra deciso dentro di me, fino in fondo. Urlo di nuovo, godo e lo incito. Mi pompa con furore, godo e godo, senza tregua, poi, quando anche lui sta per venire, lo avverto mentre si gonfia dentro di me. Lo fermo, lo faccio sfilare da davanti e me lo punto direttamente al mio fiore anale, già rilassato e pronto.
«Inculami! Dai... spaccami anche questo buco! Sono la tua cagna, vacca, la tua femmina da monta! Dai, toro meraviglioso, sfondami tutta!»
Non esita. Mi spinge il suo durissimo palo direttamente tutto dentro. Mi serra le mani ai fianchi e mi pompa con ...
... dei colpi devastanti, che mi fanno impazzire di piacere. Godo, urlo e lo incito a venire. Mi sfonda con altri colpi furiosi, poi esplode dentro di me. Mi sento inondare l’intestino del suo caldo liquido, che sembra sgorgare senza fine, poi, sfiniti, ci distendiamo abbracciati.
«Accidenti! Ma da quanto, non godevi? Mi hai inusitatamente inondato l'intero corpo di meravigliosa sborra!»
Gli dico con un filo di voce. Mi sorride, mi stringe a sé e poi mi guarda dritto negli occhi.
«Ti prego, non barare con me. Se ti volevi fare solo una scopata, dimmelo! Non sopporterei un nuovo fallimento. Credo di potermi innamorare di te ed ho una maledetta paura.»
Ci stingiamo, sentendo dentro di noi la necessità di scambiarci fiducia. Parliamo molto e anche questa per me è una grande novità; poi all’alba, tirata su la lenza, torniamo con un ricco bottino, ma la cosa che appare subito a tutti, è che noi due stiamo diventando inseparabili. Il sabato, nel pomeriggio, vedo arrivare a casa dello zio, Mario con mamma. Hanno entrambi l’aria da cani bastonati, non mi spiego il motivo. Ma poi è lo stesso zio Franco che a cena, alza un calice di vino, e propone un brindisi, rivolgendo lo sguardo a me e Simone, immancabilmente seduto al mio fianco:
«Brindo a lei che, finalmente, posso chiamare figlia, senza doverlo più nascondere e vorrei che voi vi chiariste, tanto, da quello che ho capito, dubito che lei se ne andrà via dall'isola.»
Tutti mi guardano ed alzano il calice; poi mamma si avvicina e ...