1. Cartomanzia - 15a parte - Finito il notiziario, a cena fuori!


    Data: 22/10/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: zorrogatto, Fonte: EroticiRacconti

    ... prolungare il piacere di cenare qui, prima… del resto della serata» aveva detto sorridendo, allusivo) e Laura si rese vagamente conto che doveva aver bevuto più vino del suo solito, perché si sentiva strana, rilassata, disposta ad assecondare l’uomo qualunque cosa lui proponesse.
    
    Vito doveva essersi accorto di questa sua arrendevolezza, perché pretese che lei stesse seduta con le reni contro allo schienale della panca fissa (scostata dal tavolo!) e poi che stesse seduta con le ginocchia ben allargate -le aveva fatto aprire le cosce spingendo le ginocchia col piede!- con evidente interesse della tavolata di amici, alcuni dei quali avevano una suggestiva visione d’infilata del suo intimo.
    
    Laura valutò la cosa, ma si stupì di quella strana indifferenza che la stava invadendo, rimanendo esposta agli sguardi golosi dei cinquantenni.
    
    Vito continuava a parlarle, mentre la famigliola e poi altri avventori pagavano e lasciavano la trattoria e lei si sentiva man mano invadere da uno strano languore, una strana arrendevolezza ed a un certo punto, lui le disse: «Adesso devi fare una cosa per me, amore mio…»
    
    «Sì dimmi, tesoro: farò quello che vuoi!»
    
    «Bene… cosa indossi, sotto?»
    
    Laura era spiazzata dalla domanda, ma rispose diligentemente: «Beh… slippini…»
    
    Lui la incalzò, con un tono che non ammetteva dinieghi: «Fatti come? Che colore?»
    
    «Ehmmm… slippini a vita bassa… pizzo turchese…»
    
    «Bene! Toglili!» Lei sgranò gli occhi e il suo sguardo interrogativo andò dal ...
    ... suo uomo alla tavolata chiassosa, con una vena di disperazione, chiedendo silenziosamente di non doversi sottoporre a quella pubblica umiliazione.
    
    Ma capì che Vito sarebbe stato irremovibile: «Vado a toglierli in… in bagno?»
    
    «No! Qui!» inflessibile, secco!
    
    Laura desiderava ardentemente, in quel momento, di essere seduta su una sedia, che avrebbe potuto accostare bene al tavolo per poter essere nascosta dal tavolo, invece di quella maledetta panchetta fissa; avrebbe anche voluto rifiutarsi o procrastinare, ma non riusciva a trovare, dentro di sé, abbastanza forza di volontà per farlo.
    
    Accostò le ginocchia e infilò prima la mano sinistra sotto il tubino, dalla parte della parete laterale, facendolo risalire così tanto da scoprire quasi l’attaccatura della coscia e fino a sentire sotto i polpastrelli il pizzo; esitò, guardò Vito, ma lui annuì lentamente, come per incoraggiarla.
    
    Qualcosa di sconosciuto, dentro di lei, le impose di proseguire: afferrò il pizzo, spostò il suo peso sulla natica destra e fece scendere un pochino gli slippini.
    
    Poi ripeté, con lo sguardo perso nel nulla, l’operazione sull’altro fianco.
    
    Non notò che i puntuti sguardi di un paio dei tizi della tavolata si accorsero della sua manovra, che subito segnalarono lo spettacolino ai sodali con ammiccamenti e piccoli cenni del capo.
    
    Gli occhi di Vito sembrava le bruciassero dentro, addosso, come se fosse un raggio rovente e lei tornò a rialzare il fianco sinistro, facendo superare la curva ...
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