1. Jerom e la sua disabilità


    Data: 04/10/2018, Categorie: Prime Esperienze Autore: pomponio, Fonte: Annunci69

    Era trascorso ormai più di un anno da quando mi ero trasferito a Treviso, sia per dei corsi sia per dei lavori e avrei dovuto ancora passarci diversi mesi. Treviso è una città particolare, mi piace, con quella voglia di assomigliare un po’ a Venezia ma l’impossibilità di riuscirci, con quell’odore particolare di alghe di acqua dolce che nulla ha a che fare con l’odore del mare…ma ci si abitua.
    
    Eravamo 5 persone, tre esterni e due ragazzi di Treviso. Io, un ragazzo milanese, simpaticissimo ma che non ispirava sesso neanche in mutande, un ragazzo calabrese con troppo poco cervello per provarci ed un napoletano pieno di vita e sempre pronto a scherzare e giocare. Dividevo la camera con quest’ultimo il quale mi scopava praticamente tutte le sere. Non era un bel ragazzo, una persona normale, un po’ più alto di me, magro, con un bel pelo ma poco pisello e dalla venuta rapida. Serviva in ogni caso tanto per fare qualcosa visto che il tempo libero per qualche giretto era sempre poco visto che eravamo quasi sempre insieme e poi, a letto, era molto dolce e delicato.
    
    Con noi, due ragazzi trevisani, niente di che, non mi piaceva molto il loro accento ma penso che uno sarebbe stato ben felice di ciucciare un uccello…ma non ho mai voluto approfondire, l’altro…intrombabile!
    
    Ci eravamo dati tutti appuntamento a piazza Vittoria, doveva arrivare Jerom dall’Olanda e dovevamo andare tutti a mangiare una pizza in compagnia. Era un caro amico dei due trevisani, ne parlavano sempre molto ...
    ... bene, forse anche per il fatto che qualche anno prima aveva avuto un incidente in moto che gli aveva provocato l’amputazione della gamba sinistra poco sopra al ginocchio, questo li univa molto non solo per il fatto che si conoscessero fin da piccoli ma anche per stupida pietà, cosa di cui chi ha un problema fisico, non ha proprio bisogno. In ogni caso gli amici si erano caldamente raccomandati di non fargli domande, ancora non aveva digerito l’incidente e non gli faceva piacere parlarne.
    
    Jerom, quasi trentenne, viveva in Olanda con la madre dopo che i suoi genitori si erano separati, lei era olandese e il padre, di origini giamaicane, viveva a Treviso. Jerom veniva comunque un paio di volte l’anno e stava con il padre tutto il tempo che il lavoro potesse concedergli. Lavorava nell’azienda di sua madre, da quanto ho capito, una donna con le palle.
    
    Tutti riuniti in una serata di fine maggio con una temperatura quasi estiva in attesa che arrivasse lui.
    
    Spunta una macchina con targa olandese e intuisco che si tratta di Jerom. Parcheggia e scende un pezzo di fico della madonna. Alto almeno un palmo più di me, canotta nera con sopra una camicia bianca a maniche corte, aperta, che metteva in evidenza un corpo ben forgiato da palestra ma non esageratamente, un paio di pantaloni bianchi, larghi che cercavano di nascondere la protesi alla gamba ma che non nascondevano quella strana “claudicanza” di chi porta una protesi, capelli neri raccolti in mille treccine che arrivavano ...
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