La Baronessa Zelda
Data: 03/10/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Lesbo
Autore: Koss, Fonte: RaccontiMilu
... fronte all’impossibilità di trovare un varco tra le montagne si arresero e ritornarono indietro, l’ultima non ritornò mai e non si seppe neanche il perché, qualcuno pensò che fossero riusciti a trovare una via d’uscita dalle montagne, ma che furono incapaci di ritrovare la via del ritorno. Dopo quel tentativo non ne furono fatti altri. I due puledri allo schioccare della frusta si avviarono al trotto verso l’uscita del villaggio. Era estate e, sebbene fosse mattina presto e lassù tra le montagne non facesse mai molto caldo, appena iniziarono a galoppare nella campagna i due schiavi cominciarono a sudare, la guardia che li guidava li incoraggiava con qualche epiteto e con qualche leggera frustata. Erano due giovani biondi e tracagnotti, Ardea non faceva caso a loro, erano schiavi e quello era il loro destino.
Giunti al cancello della fattoria, entrarono nel grande parco e dopo aver percorso un lungo viale alberato e superato diverse palazzine giunsero al palazzo principale, lì si fermarono ed infine la guardia l’accompagnò al portone. Una serva venne ad aprire. Era una donna matura, ma ancora avvenente, scura di pelle, aveva i capelli neri e corvini che portava raccolti a coda di cavallo. Era una schiava dagli occhi scuri e cerchiati, ma aveva ancora un corpo sodo e piacente, si chiamava Nara. Indossava un vestito leggero, era pesantemente truccata, le unghie lunghe e dipinte di un rosso vivo. Ardea aveva visto raramente schiave truccate a quel modo, quella era una ...
... prerogativa delle più belle e giovani nobildonne. Nell’accomiatarsi la guardia diede una pacca sul culo di Ardea e le disse: – vedrai, qui ti divertirai. ‘ Ardea non rispose, ma non protestò, la guardia non poteva palparla senza il permesso del suo padrone, ma in fin dei conti era solo una palpata, se avesse protestato la sua padrona le avrebbe riso in faccia e le avrebbe detto: – sei una sgualdrina, ecco perché ti ha tastato. –
Dal momento che entrò lì dentro Ardea non prese più infusi. Nella stanza, al primo piano, in cui avrebbe trascorso gran parte del tempo l’aspettava la sovrintendente per dettarle le regole della casa. Si chiamava Astra e lì dentro era un’autorità, dipendeva solo dal prefetto, un nobile incaricato dal Principe di seguire il collegio e che sovrintendeva solo alle decisioni più importanti, lasciando tutte le responsabilità nelle mani della sovrintendente. Era una donna superba ed arrogante, che con l’aiuto di pochi servi conduceva il collegio con grande professionalità. Era bionda ed aveva trentadue anni, i suoi occhi erano di un celeste tendente al viola, era alta ed arrogante, aveva un fisico spigoloso ed ossuto, ed era abbastanza magra, nonostante questo risultava sensuale e femminile. Indossava stivali o scarpe con il tacco alto, molto eccentrici per quella comunità, sopra una lunga veste nera indossava una leggera e comoda giacca maschile che la rendeva ancora più bizzarra agli occhi dei suoi concittadini. Ciò che la faceva apparire definitivamente ...