1. Scopamico 3/3 - Parola e silenzio


    Data: 01/10/2018, Categorie: Etero Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti

    ... con precisione cosa provassi quando venivo presa. Ci dovetti pensare un po'. Non ero imbarazzata dalla domanda, ma non sapevo bene come rispondere. Gli dissi "è come sentirsi piena, anzi riempita". Gli dovetti anche spiegare la differenza, perché dire in quel modo presupponeva che ci fosse una parte attiva, cioè lui. E in effetti era a lui che pensavo. "Cioè al mio cazzo", mi provocò ironico. "Sì, al tuo cazzo", risposi cercando di rimanere neutra ma nei fatti abbastanza divertita dalla sua porcaggine. C'era più di un motivo per cui, quella volta, non intendevo cedergli. Il primo è che ero passata da lui perché avevo due-tre ore da spendere tra una lezione saltata e il corso di inglese. Non era raro che succedessero cose del genere, soprattutto se mi sapeva in giro. Il suo messaggio "ti va di vederci?" era da decodificare in "ti va una sveltina?" (i miei erano più rari ma decisamente più espliciti). Di solito ero lì nei dintorni dell'ora di pranzo e me ne andavo un'oretta dopo, spesso con il rammarico di non poter rimanere. Quickie eccitanti, fatte senza neanche spogliarci del tutto e in giro per casa, se la location era sgombra, salone o cucina.
    
    Quel pomeriggio invece no, non ero da lui per scopare ma giusto per fare due chiacchiere. Capitava anche quello, eh?, anche se non a casa sua. Va bene che eravamo assatanati l'una dell'altro, ma mica ce l'aveva ordinato il dottore di scopare proprio sempre-sempre-sempre, qualche volta uscivamo anche solo per andare in un pub. Tra ...
    ... l'altro, e questo è il secondo motivo per cui non volevo assecondarlo, avevo le mie cose. Qualche volta l’ho fatto ma di norma non mi è mai piaciuto scopare con le mestruazioni. Non a caso eravamo rimasti a parlare distesi sul suo letto e vestiti: io a pancia in sotto e lui a pancia in sopra, condividendo un posacenere e una Coca. Lo ricordo come se avessi la fotografia davanti.
    
    "Pensavo che ti sentissi sfondata", disse sempre restando in zona-provocazione. "Ahahahah, la solita cazzata", risposi io. C'è un piccolo pregresso da raccontare: Felix era uno che quel termine, "sfondare", lo usava d'abitudine. A me invece faceva abbastanza ridere e glielo dicevo. Magari non tanto quando mi scopava, perché non è pensassi particolarmente a ridere, ma quando per esempio facevamo sexting. Lo sfottevo, gli scrivevo "ma che vuoi sfondare..." oppure ironizzavo "quanto mi piaci quando sei così macho". Capivo ovviamente benissimo l'uso metaforico e iperbolico di quel termine e sapevo anche che se ne fa largo uso, ma non mi coinvolgeva, restavo alla sua interpretazione letterale, mi suonava anche un po' ridicolo. Mi succede, ogni tanto, su certe cose mi incaglio nella iperrazionalità, divento pignola e causidica.
    
    Tuttavia… boh, evidentemente Felix aveva fatto breccia, che vi devo dire. Così quel pomeriggio in un certo senso mollai: “In effetti qualche sensazione di quel tipo la si sente…”, gli concessi. Non sapevo se fosse vero o meno, forse un po’ sì, altrimenti non l’avrei detto. Però ...
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