Prede & Prede
Data: 16/08/2024,
Categorie:
pulp,
Autore: scopertaeros69, Fonte: EroticiRacconti
... dico.
Bofonchiando qualcosa Ramon spegne lo spinello contro il passaruota, chiaramente controvoglia.
Karl scala la marcia , la frizione gratta, il motore tossendo un po' va su di giri.
In un attimo siamo di fianco a questa figura che cerca riparo sul marciapiede, come se questo potesse fornirle una barriera invisibile, invalicabile.
Ho avuto a malapena il tempo di guardarla, avrà non più di trent'anni, anche se il suo abbigliamento un po' eccentrico le appioppa un decennio di più, occhiali con una montatura pesante, poche tette, poco culo, ma nel complesso non da buttare via, stasera ci si diverte!
Il rumore del portellone laterale che si apre, deve averla spaventata, come in un “Click!” fotografico, rimane immobile con la bocca in una smorfia di stupore e gli occhi sbarrati, congelata nella sua sorpresa, e sorpresa nella sua paura.
Ramon ed io, senza pensarci due volte, saltiamo fuori dal furgone l'afferriamo e la trasciniamo dentro, senza incontrare troppa resistenza.
Spero non si arrenda subito subito, se no ci perdo il gusto.
Il mio amico è grosso, ad incontrarlo di giorno incute di suo un certo rispetto, di notte è la personificazione dell'”Uomo nero” dei bambini, la avvolge con le sue braccia in una morsa d'acciaio e le intima di non fiatare, di comportarsi bene, che tutto finirà bene.
Lei inizia la solita sequela di domande scontate ed inutili: “chi siete, dove mi portate, lasciatemi, vi prego non fatemi del male ...bla bla bla”.
Ora io mi ...
... chiedo, ma glielo insegnano a scuola come supplicare? No dico ci avete fatto caso come nelle aggressioni le frasi usate siano le medesime, senza che peraltro, il risultato sia evidente che non cambierà?
La blocchiamo in un angolo del bagagliaio del furgone, ora sembra un fagotto di stracci tremante buttato sul pianale.
Karl spinge il catorcio a tutta birra verso il nostro buco, un magazzino che aveva conosciuto tempi migliori, in una fabbrica dismessa dopo la crisi del 2009.
Abbandona il lato guida, scende e si fa strada con la torcia, Ramon ha preso di peso la donna, io vado a cercare un angolo buio nel quale lasciare parcheggiato il furgone.
“Non cominciate senza di me!” dico a quei due prina di ripartire.
Ci metto non più di cinque minuti, prima di raggiungerli al piano superiore dello stabile, in quelli che probabilmente erano i locali di uno spogliatoio e dell'ufficio di un responsabile, con annesso un piccolo bagno.
La donna è seduta a terra in un angolo, Karl e Ramon la guardano dalla distanza di circa tre metri, sembrano due grossi felini che pregustano il proprio pasto, mi avvicino e mi chino su di lei.
La privo degli occhiali e le scosto la giacchetta di lana, la fila di bottoni di madreperla occhieggia nella scarsa luce dell'unica lampadina che pende dal soffitto e che lascia gli angoli più lontani della stanza in penombra.
La candida puttanella, ha un moto di ritrosia che soffoco sul nascere con uno schiaffo, le colora le gote, una lacrima ...