Flux e Blade
Data: 09/07/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... pugno micidiale. Colpì allo stomaco. Ero impreparato e mi piegai in due mentre il fiato mi usciva in rantoli dolenti. -Allora?-, chiese lei estraendo un coltello e puntandomelo alla gola, -Vogliamo vedere quanto ci metti a morire?-, chiese. -Divertiti!-, sputai. Poi accadde. Il timer doveva essere difettoso, oppure avevo sbagliato a impostarlo. In ogni caso l’esplosione fece tremare il palazzo, per qualche istante. Distrazione al massimo grado e io ne approfittai. Deviai il coltello, estrassi gli artigli e trapassai la gamba sinistra di Flux. La nera urlò. Sorpresa e dolore. -Mai distrarsi, dilettante!-, esclamai. Il suo fendente alla cieca mi lacerò un braccio. Il mio fendente invece affondò nel liquido. “Cazzo!” L’effetto di quel siero che annullava i poteri era già finito. Porca troia! Fedele al suo nome, Flux fluì poco distante, ricomponendosi in forma umana. Il suo coltello e altri gadget erano caduti ma i vestiti no. -Ora come la mettiamo?-, chiese. Sospirai. Era una battaglia persa ma ne avevo già combattute altre così e se mi fossi ritirato non sarei più risucito a guardarmi allo specchio. In lontananza sentii le sirene della polizia. Ci mancavano solo loro. Flux doveva pensarla come me a giudicare dalla sua faccia. Sicuramente non pensò a lungo. Estrasse una pistola dal corpo del boss (accanto a cui era) e sparò tutto il caricatore contro il vetro della finestra. La vetrata crepitò ma non venne giù. Io sorrisi. -E ora?-, chiesi. Lei mi rispose con quella che ...
... definirei una perfetta faccia da schiaffi. Stronza fino in fondo. Ma il mio tipo di stronza. -Adios!-, esclamò. Si liquefece davanti a me, filtrando attraverso il buco che aveva aperto nell’edificio. Fuggita. “Cazzo!” -Al nostro prossimo incontro.-, dissi. Non avevo tempo di stare a calcolare dove e come fosse atterrata. Dovevo trovare alla svelta una via di fuga. Ora, non ero come lei ma quello era solo il quinto piano. Andava bene. Mi gettai di sotto infrangendo la vetrata con il mio peso. Volai di sotto. L’aria mi sbatté in faccia. Atterrai su di un tetto, qualche piano dopo. Polsi e metacrpi spappolati, gambe fratturate, fratture multiple in aggiunta a tutto quello che Flux mi aveva inflitto. E per cosa? Stocazzo! Quella puttana era ancora viva e libera. E io avevo fallito. Forse non totalmente ma sicuramente avevo fallito. -Scusi signore, è pericoloso stare sdraiato su un tetto…-, disse una bambina. Io le sorrisi, rassicurante. -Sì, piccola. Ora mi alzo.-, dissi.
Ci vollero due ore perché potessi anche solo pensare di alzarmi. E altre tre perché le mie mani si riformassero in modo da permettermi di apparire guardabile. Dopo sei ore su quel tetto, pensai di potermi muovere e, a dispetto delle ossa scricchiolanti e dei legamenti che rischiavano di spezzarsi a ogni passo, ci riuscii. Sostanzialmente avevo fallito. Flux era fuggita (non indenne ma poco importava), io avevo perso quasi tutto l’equipaggiamento, salvo la pistola inoculatrice (vuota), la pistola silenziata, il ...