1. Flux e Blade


    Data: 09/07/2024, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... nemici. Calmi, ora. Inconsapevoli della sua presenza. Blade evidentemente aveva tenuto duro, proprio come previsto. Un ottimo risultato. Trovò l’armeria. Era aperta! Che idioti, quei tizi evidentemente credevano nella libertà di essere armati. Peccato che così le fornivano proprio ciò di cui aveva bisogno. Ossia una pistola silenziata. La nascose tra le pieghe dell’abito e uscì. Sala telecamere. Trovata. Attese che altri due tizi passassero a capo chino, salmodiando qualche inno. Ed entrò. Il tizio in marrone fece per reagire e si beccò un proiettile in testa. Via le telecamere. Le uscite… Da lì non poteva gestirle. Sospirò. Non si poteva avere tutto. Ricapitolò. Bambini trovati e segnalati. Mutanti 1/2 uccisi. Telecamere spente. Cercò qualche istante infine lo vide. Trovò Blade. Giaceva in una cella. Poco lontano da lei. Guardato da due guardie. Una tizia bionda pareva decisa a infliggere un’ulteriore dose di dolore al giovane. Calcolò il tragitto. Pochi minuti. Una fortuna che quella struttura apparisse enorme ma fosse minuscola. Perfetto. Prese la pistola e uscì. Quelli che s’immaginano che avere un fattore rigenerante esuli dal provare dolore si sbagliano. Ma la fortuna (mia e di molti altri mutanti) é che vivendo a contatto con forme di dolore irripetibili alla vita dei più, lentamente molti di noi si erano abituati al dolore. Al punto tale che un dito mozzato o un osso rotto non erano chissà cosa. Nondimeno, il dolore restava dolore e faceva male. Un male cane. ...
    ... Quindi, quando urlai mentre il coltello si faceva strada fino all’osso del mio medio destro, non stavo fingendo. Finsi di svenire, quello sì. Fui così convincente che la bionda mi elargì un ceffone. Mi svegliai in una cella. Piccola e buia. Lei e un tizio che mi guardavano. Dolore e rabbia misti in un unica emozione. Testosterone nell’aria. Quello della bionda e del suo amico.. -Fai divertire anche me, Rita!-, esclamò un tizio. -Chiudi il becco, Bart.-, lo gelò lei. Calma. Troppo. I torturatori troppo calmi sono i peggiori: sanno quello che stanno facendo e sanno come ottnere quel che vogliono. Sono sicuri di sé. E ne hanno ben donde. -Già.-, sussurrai, -Chiudi il becco, pompinaro.-. Il tizio, Bart, era un biondo dagli occhi verdi che divennero fessure. Sorrisi. -Sai, Bart vorrebbe davvero farti male…-, esordì Rita. -Oh, sappi che i rapporti gay non mi piacciono affatto. Spiacende di deluderlo.-, dissi. Calcio nelle reni. Dolore. Una fitta. Strinsi i denti. -E io gli lascerei pure mano libera ma so cosa farebbe. Ti ucciderebbe prima del dovuto. Perderebbe di vista l’obbiettivo. E questo non deve accadere.-, continuò Rita, impassibile. -Oh, fortuna che ci sei tu a tenermelo duro, tesoro.-, dissi. Il ceffone numero due mi smosse un dente. Bene. Stava perdendo il controllo. -Ti piacciono i giochetti forti, eh?-, chiesi. Lei sibilò qualcosa. Io sorrisi. -Su, niente di cui vergognarsi…-, dissi. Lei sorrise ed estrasse qualcosa. E mi mostrò qualcosa. Elettrodi. -Il Culto di Smedi crede ...
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