Flux e Blade
Data: 09/07/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... improvvisamente sentì il mio orecchio ricrescermi. Leggermente, lentamente. Un centimetro alla volta. Uno strato alla volta. Cartilagini, carne, pelle Il lobo del mio orecchio si riformò dopo quasi tutta la settimana. Ma non ci feci caso, come non feci caso a nient’altro, se non a una singola cosa. Accadde al secondo giorno che ero lì a picconare. C’era una pozza d’acqua. Minuscola. La guardai. Non aveva piovuto così di recente. Si mosse, come a salutarmi. Come ad avvisarmi. Un guanto di sfida. Sorrisi. Espirai lasciando cadere tutto tranne quel messaggio, quella velata promessa. Flux mi teneva d’occhio. E presto ci sarebbe stata la resa dei conti. Fissai l’acqua e sorrisi. -Alla prossima.-, dissi. Ignorai i rimproveri dei sorveglianti e mi girai a picconare. La resa dei conti. Solo quella contava.
Sarei stato pronto. Dopo la fuga, Flux aveva provato emozioni contrastanti. Per la prima volta, le certezze della giovane avevano subito uno scossone considerevole. Quel bastardo l’aveva quasi battuta. Ferita e col fattore rigenerante ai minimi, aveva atteso in un punto delle fogne che il suo corpo iniziasse a riprendersi, almeno un po’. Poi, lentamente, aveva preso la strada verso casa. Ma stavolta aveva un pensiero. Un chiodo fisso. “Perché quel tipo ha ucciso il mio bersaglio?”. La frase le rimbombava nell’anima senza pietà.
Inizialmente aveva creduto l’avesse fatto per puro spregio. Più che probabile ma sembrava ancora troppo poco. No. La spiegazione più probabile era ...
... che l’avesse fatto solo e unicamente per avere campo libero. Per poterla affrontare senza distrazioni. Il che era la spiegazione più logica. Comunque, arrivata a casa, la mente di Neela aveva spostato l’interezza della riflessione su un altro e ben più pressante interrogativo. “Perché ce l’ha tanto con me?”. Era semplice. Una domanda dalla risposta quasi ovvia. Ma proprio non riusciva a spiegarsi il fatto che quel tizio si fosse spinto a tanto per fargliela pagare. Ucciderla non gli sarebbe bastato: l’aveva percossa, ferita e costretta alla fuga, dopo aver constatato il suo punto debole: la paura per il fuoco. Era sempre stata un suo terrore, sin da quando si era ustionata da piccola… Ma al di là di ciò, la domanda seria era: “Perché ce l’ha tanto con me?”. Nemmeno una lunga doccia poté cancellarle quei dubbi. Andò a dormire. Si svegliò dopo qualche ora. Non riusciva a dormire. Sognava quel tizio! Dannazione, le era entrato in testa.
Accese la TV, cercando di capire se quel tizio fosse stato beccato dalla polizia, ne dubitava ma… E invece sì: quel tizio era stato arrestato. Poco male. Eppure… Eppure le restava in mente. Chiamò un suo socio, un informatore di quelli bravi. Gli chiese di trovare quanto più possibile su quel tipo, dopo averglielo descritto nei minimi particolari. Poi si dedicò al cibo. Mangiò qualcosa, cercò di ragionare sulla situazione e decise. Avrebbe atteso notizie. Andò a letto.
Fu svegliata un imprecisato tempo dopo dal trillio del suo cellulare. ...