1. Il terrazzo di fronte al mio, seconda storia


    Data: 29/06/2024, Categorie: Voyeur Autore: Trozzai Gotusva, Fonte: EroticiRacconti

    ... il gesto dell’amica e mi rivolse solo un pallido sorriso, aprendo e chiudendo gli occhi per il piacere (o per il dolore) del gioco che stavano conducendo.
    
    Dopo pochi colpi, i gemiti delle due si fecero sempre più evidenti e distinguibili e gli appellativi cui si erano lasciate andare risultavano poco signorili anche se denunciavano la condizione che stavano vivendo. La dominatrice insultava la compagna sottomessa: godi brutta troia, volevi rompermi la figa ma adesso ti sfondo io per bene, prendilo tutto il cazzo, fino alla cintura, ti arriva dritto al cuore senti? E affondava fino alla cintura roteando il bacino. Si notava con quell’atto, come facesse spaziare anche il dildo che aveva ben piantato nella sua topona ed allargava le gambe, come per consentire all’arnese di possederla meglio. Di fatto, più vessava l’amica con in fallo in figa, più si ravanava la topa con lo strumento ben incardinato nella cintura.
    
    In quel gioco non c’erano vincitori e vinti, le due si davano continuamente della troia a vicenda, continuavano a regalarsi orgasmi e credevo si fossero completamente dimenticate di me, invece, tolta la cintura, tornarono a stendersi nelle sdraie ad allargarsi la figaa due mani per far ...
    ... vedere come fossero riuscite a violare quella fragile porta ed ognuna, ripreso il dildo che l’aveva posseduta (la topona il cazzo totem e l’amica la caricatura di Sigfredi), tornarono a scoparsi con lo sguardo fisso verso il mio terrazzo. Dopo cinque minuti di quello spettacolo, mi esibii in una sborrata epocale, lanciai almeno cinque schizzi per metri lontano e la sborra colata che mi riempiva il palmo della mano, la assaporai con gustosa e rumorosa leccata.
    
    Deposti i falli finti si calmarono abbracciate in piedi vicinissime al parapetto, mi sembrava di sentirne il profumo della pelle, si mordicchiavano le labbra accarezzandosi come due amanti consumate dall’abitudine a soddisfarsi vicendevolmente. Continuavo a segare il mio pistone ormai barzotto aspettando di vedere cosa avrebbero fatto adesso. Ma non mi vedevano più, abbracciate, accarezzandosi il fondo schiena, rientrarono in casa chiudendo la porta scorrevole e lasciandomi li come un idiota a manipolarmi l’uccello con la speranza di un seguito che per il momento almeno non era previsto. Sarebbero passate più tardi a raccogliere i giochi abbandonati a terra ma non riuscii a vederle. Il giorno dopo era nuovamente tutto chiuso ed in ordine. 
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