Notte Magica
Data: 24/06/2024,
Categorie:
Etero
Autore: Ambiguo, Fonte: EroticiRacconti
Alice è bellissima ed allegra. Ama esageratamente lo sport, l'aria aperta, ridere e scopare.
Io non sono molto divertente, ma per il resto esagero abbastanza.
“Vieni, è un ristorante!”
Siamo al secondo giorno della nostra settimana bianca: abbiamo sciato poco, solo qualche discesa al mattino e nel pomeriggio abbiamo preferito rovistare nei negozietti e pestar neve a zonzo, lontano dalla folla.
“Arrivo.” Alice è cinquanta metri avanti, è stata rapita dalla luce calda di quella finestrella a graticcio sotto il tetto rigonfio di neve. Siamo in alto, sopra il paesino azzurro, nell'ora in cui s'accendono i primi lampioni pallidi. Gli scarponi fanno scrocchiare la sottile cialda di ghiaccio e sprofondano nella neve farinosa.
“Dai, ti prego, torniamoci stasera! Non è caro, mangiamo qui! non in albergo. Ti prego ti prego ti prego!!”
Okay, ci torniamo, perché no?
Nel ristorantino caldo e rumoroso, ma che per noi è deserto, le luci e le ombre delle candele si rincorrono sulle travi del basso soffitto e sulla tovaglia bianca in un trillo che è delle nostre anime.
Tenui guizzi di luce tintinnano sulle posate, s'avvolgono sulla concava porcellana dei piatti inseguendosi lungo il bordo dorato, riscaldano la crosta del pane nero nel cestino d'argento, sfuggono verso l'alto avvitandosi attorno i calici di cristallo e scintillano sui festoni dell'albero accanto al camino, dove la fiamma vivace morde il ceppo con la rabbia di un tigrotto in gabbia. Paiono invece ...
... riscaldare il suo maglione, d'angora bianca, morbido sui seni.
Ne carezzo tra pollice ed indice la lana del polsino e sfioro la mano che tiene poggiata sul tavolino. Le candele luccicano innamorate nei suoi occhi mentre racconta, gesticola, sbuffa, ride o tace pensierosa.
C'è profumo di festa - di legna, cera e mandarini - ed i colori, saturi come la grappa che sto sorseggiando, danzano attorno a me.
La cameriera sorride sotto i baffi nel mandarci via, siamo gli ultimi.
Alice non vuole abbandonare quel posto, vaga tra i tavoli da sparecchiare per fissare nella memoria ogni minimo particolare: dall'antico cavallino a dondolo di legno rosso intagliato, esposto su uno scaffale, al gattone di fusa e morbido pelo, addormentato sulla panca.
Non la perdo di vista mentre sono alla cassa: i pantaloni chiari, di velluto da lisciare, le stringono le cosce e le fasciano il sedere, bello ed invitante come una festa in spiaggia.
Vado a recuperarla; mi mostra il cavallino rosso e carezza il gatto grigio, s'allaccia il bomber, annoda bene la sciarpa e “Usciamo, sta nevicando.” mi ordina accostando il viso, ma invece d'un bacetto mi batte la mano sul petto facendo risuonare il giaccone e, prima di voltarsi, mi palpa sotto a mano aperta, distrattamente, come fa lei.
Hanno visto, ci salutano facendo simpatiche allusioni.
Usciamo nell’incanto del buio invernale: la lenta cascata di neve risplende alle deboli luci e l’aria, finissima, profuma di pulito, accogliente come lenzuola ...