Startrail con Dolomiti – 5
Data: 01/06/2024,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Etero
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... caso non avessi capito, chiuse a pugno una mano e la mosse avanti e indietro, in un gesto che intendeva solo una cosa. La ragazza nel giardino, notai con la coda dell’occhio, intercettò quel segnale e voltò il capo per non farci scorgere il sogghigno che era comparso sui suoi lineamenti. Lasciai che Emma entrasse nell’albergo e poi lo feci anch’io. Non potevo che essere d’accordo con la mia amante sul fatto che non era stato il poco sonno a ridurci in quello stato, ma quella ragazza mi faceva impazzire e non ero riuscito a trattenermi. Alla fine, dopo il quinto orgasmo, Emma era praticamente svenuta e non avevo potuto fare altro che stenderla, nuda e sporca di fluidi sessuali e sudore, sopra una coperta e sdraiarmi accanto a lei, abbracciandola per assicurarmi che il mio corpo la tenesse al caldo durante la notte. Peccato che il sole avesse avuto tutta quella fretta di sorgere… Dopo essere arrivato nella mia stanza, mi tolsi la maglietta, mi lavai sommariamente, mi concessi una soddisfacente pisciata e mi feci un bidet: mi dispiaceva togliermi dall’inguine il profumo del sesso di Emma e della sua ambrosia, ma l’odore della mia sborra stava diventando imbarazzante. Una volta completato, presi il mio laptop, indossai una maglietta un po’ decente e scesi in giardino. Emma era tornata al divanetto, appoggiata alla spalliera, le mani sul grembo e con gli occhi chiusi, probabilmente addormentata o sulla buona strada. Notai che, come me, era andata in camera sua e adesso indossava ...
... una camicetta pulita, ma non si era lavata se non per sommi capi. Guardandomi attorno, mi accorsi che la fotocamera era scomparsa. – L’ho riportata in camera, come lo zaino – rispose, quando le chiesi che fine avesse fatto la sua macchina fotografica. Fortunatamente, aveva tolto la scheda di memoria che estrasse da una tasca e mi porse. Appoggiai il computer sul tavolino davanti a noi e misi nel lettore la scheda. Mi sedetti accanto a lei e, dimostrando di non essere addormentata del tutto, appoggiò il capo su una mia spalla e cinse il mio braccio sinistro. Le adagiai un bacio sulla testa e fui sicuro che stesse sorridendo, sebbene appena. Appoggiai il laptop sulle gambe e lo accesi, attesi che fosse pronto al lavoro e scaricai le foto. Avevo fatto programmare da Emma la fotocamera, ma una volta fatto partire il processo non l’avevamo più controllata: se n’era stata sul treppiedi a scattare foto fino a quando non si era scaricato il pacco di batterie, esposizioni di due minuti terminate solo quando non era morta letteralmente per inedia. Giudicando dalla quantità di file che erano stati creati durante la notte, supposi che la sua resistenza fosse stata maggiore della nostra. Mi impedii di essere invidioso di una macchina fotografica ma non ce la feci del tutto. Mentre il sole cominciava a illuminare il giardino e a creare fastidiosi riflessi sullo schermo del computer portatile, avevo appena finito di creare un preset per migliorare le immagini in formato .raw e lanciato una ...