1. Una serra per coltivare...relazioni (1)


    Data: 02/09/2018, Categorie: Etero Autore: Zindo, Fonte: Annunci69

    “Rispondi tu, per favore” aveva detto Patrizia a Nunzia, quando avevano suonato al citofono.
    
    Nunzia, la donna che andava in villa tre volte a settimana per effettuare le pulizie, dopo aver risposto al citofono, coprendo con una mano la cornetta, disse alla padrona di casa che al cancello c'era un certo Osvaldo per- aggiunse- i lavori nella serra.
    
    “Dio mio! Di già? Così presto? Io non mi sono neanche pettinata. Va bene aprigli e digli che arrivo subito. Anzi no, scendi tu e portagli queste chiavi. Lui sa già cosa fare. Se ti chiede di me digli che sono uscita ed appena rientro vado da lui: non sono presentabile in queste condizioni. Scendi tu”.
    
    Quanto sbagliava Patrizia a pensare che la sua immagine sarebbe stata migliore dopo essersi truccata con cura ed aver indossato abiti costosi: qualsiasi uomo l'avesse vista così com'era l'avrebbe apprezzata molto di più, con quei capelli un poco arruffati, il volto struccato, la vestaglia trasparente che lasciava intravvedere bene le sue forme corporee; un corpo che molte trentenni le avrebbero potuto invidiare, nonostante lei di anni ne aveva già un paio più di cinquanta, ed era madre di due giovani già maggiorenni, che vivevano altrove, per ragioni di studio.
    
    Chissà perché, forse per le sempre minori attenzioni che aveva avuto per lei il marito Riccardo o per il fatto che inconsciamente si confrontava con la giovane figlia, appena aveva scoperto un accenno di rughe ai lati degli occhi si era convinta di essere diventata ...
    ... vecchia e, automaticamente di essere diventata brutta. Aveva così cominciato a tingersi i capelli per apparire biondissima, a truccarsi convinta di piacere più con gli occhi contornati di rimmel che con quelle due piccole rughette naturali che cercava di far sparire con creme varie; le sue labbra bellissime di per sé, le cospargeva da qualche tempo di rossetti a tinte forti. Proprio perché paragonava inconsapevolmente se stessa alla figlia aveva cominciato a disprezzare anche il suo corpo, ammantandolo con vestiti di alta sartoria. Certamente sbagliava: le sue fattezze erano quelle di una donna, donna, nel pieno della sua bellezza, molto più apprezzabile dei corpi acerbi delle giovinette. Con l'effetto vedo-non-vedo della vestaglia che aveva addosso, quel volto al naturale ancora velato di sonno, i capelli leggermente scomposti qualsiasi uomo sarebbe rimasto estasiato innanzi a lei che in quel momento invece si era considerata “non presentabile” ad un artigiano venuto ad ampliare la serra in giardino, quella che fungeva da giardino d'inverno e per sostituire alcuni vetri della veranda.
    
    Nunzia fece quello che le aveva detto “la padrona” e consegnate le chiavi della serra al giovane artigiano se ne era tornata dentro l'edificio principale della villa per svolgere le sue mansioni.
    
    Osvaldo sapeva bene cosa fare, avendo concordato già tutto con “l'ingegnere”, come lui chiamava Riccardo, il marito di Patrizia.
    
    Per questo era rimasto indifferente alle parole dette da Nunzia e ...
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