Il Consulente – Il nuovo Studio
Data: 18/05/2024,
Categorie:
Etero
Lesbo
Sesso di Gruppo
Autore: Pablo_Ruinez, Fonte: RaccontiMilu
Mi chiamo Pablo. Sono un consulente in una provincia del Sud. Il mio lavoro mi porta a risolvere casi che hanno a che fare con affari familiari, di imprenditori e associazioni. Niente di che. Mi piace scopare e anche tanto e sono etero, solo donne; approfitto delle occasioni, a volte le creo, a volte mi cercano. In ogni caso mi piace e basta. Non stiamo qua a misurare se lungo, corto, grosso e grasso: a me piace godere se trovo chi vuol divertirsi.
Il guaio che spesso questo accade nello studio di cui sono titolare. Non sono narrate storie con clienti o almeno non sono solo quelle: alcune sono vere, altre troppo, e i nomi sono fasulli.
Ogni storia è a sé stante: riguarda un fatto, con prologo, epilogo, ed è in capitoli. A volte i nomi possono intrecciarsi, si procede in ordine di tempo.
Ormai erano anni che cambiavo studio in associazione con altri colleghi. La cosa non mi piaceva più che tanto. Da quando ero tornato in città, avevo cambiato quattro studi associati in fretta, troppi maschi e tutti troppo sposati: tenevano rigorosamente separata la vita privata da quella lavorativa, figli e mediocrità avevano fatto il resto. Non c’erano collaboratrici, quando si dice che in certi settori non esiste la parità di genere.
A giugno, lasciai perdere e mi ritrovai con un’offerta che non potevo rifiutare: al quinto studio associato, mi proposero una stanza tranquilla d’angolo, in una villa con giardino interno in una zona di periferia, connessioni varie, e gestione del ...
... portafoglio clienti per specifiche tematiche, una partecipazione alle spese, neanche alte, su base mensile, parcheggio libero. Dovevo solo portare lì il computer.
Il titolare era un vecchio amico, vecchio abbastanza da prendere su il Viagra per scoparsi Alessandra, la sua segretaria e collaboratrice bruna e figa che stava là dentro, su tacco 10, magra, culo a mandolino e una terza di tette, grandi occhi verde scuro. Lui si era premurato di farmelo sapere e d’altronde una che ci lavora per 20 anni lì, con qualche arretrato mensile, qualcosa se la doveva far perdonare dalla moglie di lui. Il viso era dolce, e già come mi squadrò al mio arrivo ci eravamo intesi sul territorio e sul suo controllo: io sulle mie e nella mia stanza, e lei avrebbe fatto lo stesso. Ciao. Giornate così mi avrebbero solo rotto i coglioni.
Quel giorno montai e aggiunsi qualche mobile e la scrivania, appoggiai il computer fisso: lei stava sulla porta e mi fissava, con la sigaretta da accendere ancora in mano chiese:
– Ti serve niente? – No grazie, ancora poco e ho fatto tutto – dissi mentre collaudavo gli accessi e testavo i collegamenti alla rete Internet – Pausa? – gesticolando con la mano nell’aria – No, finisco, poi ritorno domani, sono stanco. – Sono le 7… è quasi sera tardi… fa caldo. – Ho molto da fare, vorrei chiudere queste cose, riposare e venire presto domani mattina. – A che ora arrivi? – Le 8, massimo le 8.30 – Ci sono anche io per quell’ora, gli altri arrivano più tardi, per le 10.30, ...