1. Come salvare un matrimonio.... 1


    Data: 16/05/2024, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: quartofederico, Fonte: Annunci69

    ... attraversammo il confine e, una volta in territorio italiano, trovammo una stazione deserta a causa dello sciopero dei ferrovieri.
    
    Durante il viaggio, il mio alunno, che da ora chiamerò Massimo, mi era sembrato un po' giù di corda, ed io, per discrezione, non chiesi il perché.
    
    Parlammo di quel periodo scolastico, del dopo, e lui mi raccontò che si era laureato in lettere e moderne, che si era sposato, e che aveva un figlio adolescente.
    
    La moglie, diplomata alla scuola delle belle arti, aveva collaborato con alcuni stilisti locali, ma, a causa della crisi, aveva perso il lavoro.
    
    Dicendomi questo notai una nota di tristezza sul suo viso; si bloccò e cambiò discorso.
    
    Certamente qualcosa di molto grave lo angustiava, ma, se non era lui a parlarne, sarei rimasto sicuramente sulle mie.
    
    "Professore, venga andiamo al bar, vediamo se hanno qualcosa da mangiare" disse.
    
    "Senti, Massimo, non voglio che mi dai del lei: chiamami Federico" risposi.
    
    Questo mi sembrò farlo rilassare un tantino e, sorridendomi, ci dirigemmo al bar fuori della stazione.
    
    Riuscimmo a conquistare un tavolino e ordinammo due toast e una birra.
    
    Notizie di treni niente, per cui anche per lasciare il posto ad altri avventori, ritornammo in stazione, e ci sedemmo nella sala d'attesa.
    
    "E tu sei sposato?" mi chiese.
    
    "Purtroppo non più! Ci siamo separati, ho un figlio grande che vive un po' con me, un po' con la mamma" risposi.
    
    "Come mai?" proseguì.
    
    "L'amore era finito e, con ...
    ... l'amore, un po' tutto; a te, invece, come va?"
    
    "Non va... ovvero, non va più come prima; io l'amo alla follia e non voglio perderla, ma la situazione ci sta sfuggendo di mano".
    
    "Lei cosa prova per te?" incalzai.
    
    "Lei dice di amarmi, ma sono io che non riesco più a farla mia; credo di desiderarla, poi sul più bello, non riesco a.... chissà perché ti sto dicendo queste cose".
    
    Era una chiara richiesta di aiuto.
    
    Mi passarono nella mente le sensazioni che un paio di anni prima avevo provato anche io.
    
    Il lavoro, la carriera, i viaggi, il lasciarla sola, il non saper riconoscere i messaggi che il suo corpo e la sua anima mi stavano lanciando: cieco e sordo fino ad un lento, ma inesorabile mutamento dei suoi sentimenti.
    
    Le avevo fatto mancare tutta la complicità che occorreva per rinsaldare una relazione.
    
    Ero stato il suo unico uomo e non avevo capito che, oltre alla mia complicità, le mancava una fetta di sessualità, che non aveva vissuto.
    
    Forse l'ampliare il rapporto non l'avrebbe fatta innamorare di un altro.
    
    Comunque, non bisogna piangere sul latte versato, e forse questo mio vissuto poteva essere d'aiuto per Massimo.
    
    Ma come dirglielo?
    
    Vedendomi pensieroso me ne chiese il motivo.
    
    "Sei stato il suo unico uomo?" chiesi bruscamente
    
    "Sì, ci siamo conosciuti adolescenti e da allora non ci siamo mai separati" rispose
    
    "Fino a che saresti disposto a concederle, per non perderla?" esordii.
    
    "In che senso?"
    
    "Saresti disposto ad allargare il ...
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