1. Come un’ombra


    Data: 17/04/2024, Categorie: Etero Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    Io rientro a casa da un viaggio e ritrovo le ombre di sempre, i dettagli, le sfumature, gli spigoli e le tonalità familiari, generalmente incoraggianti e rassicuranti. Poso frattanto la borsa e mi godo il ritorno del pomeriggio piovoso che m’ha accolto con la solitudine che mi circonda dove mi bisbiglia voci che ho lasciato da poche ore, in quanto &egrave un’amica affezionata, fedele e veritiera. Sono serena e soddisfatta, tutto mi sembra nuovo, giacché l’incanto dell’avventura, la scoperta dell’aspetto pirata che dormiva in me m’hanno modificato, oserei dire pressoché trasformato. Mi guardo allo specchio, senza però trovare nulla di diverso nel viso che mi fissa, eppure alle spalle del mio riflesso c’&egrave un alone, l’abbraccio e la stretta d’un fantasma, la presenza d’un ricordo.
    
    La mia pelle attualmente &egrave più luminosa, poiché la doccia e il sapone non possono portar via molto di più della stanchezza di tante giornate intense e di nottate calde, però adesso mentre l’acqua scivola sulle spalle sento altre carezze e sorrido bonariamente con gli occhi chiusi, perché mi ritorna in mente l’incontro quasi disinteressato e impersonale con quell’uomo che m’ha agguantato la valigia dal nastro trasportatore, m’ha chiamato un taxi e m’ha fatto accomodare dentro con la sicurezza fiduciosa e tranquilla di chi sa qual &egrave la cosa migliore, mentre io donna del ventunesimo secolo non riuscivo a fare altro che fissarlo cercando di ribattere a tanta buona creanza e deferenza. ...
    ... Dico la verità, credetemi, dal momento che m’aspettavo un approccio, un primo contatto, però &egrave sparito prima che potessi trovarmi nell’imbarazzo di dire al conducente dove andare, così ho iniziato a sorridere fino al centro di Londra, adagiata su quella vecchia Bentley nera e dignitosa come una dama del periodo della belle époque. L’autista &egrave anche simpatico, infatti si parla di tutto un po’, adora la sua auto e mi pare un gigante buono. Io sono arrivata all’hotel e ho iniziato l’abituale danza dell’apertura della valigia, mangiando dell’uva e controllando lo scorrere del Tamigi, sempre irresistibile. Chi mi conosce, pensa a me come a una donna metodica e ordinata, però la stanza rifiuta l’idea, mentre la mia testa sbugiarda smentendo le consuetudini fantasticando sullo sconosciuto che non avrei ovviamente più visto. Che diamine, soltanto cinque minuti e tutto ritrova il suo ritmo, per l’ora di cena scendo con l’ascensore con una voglia che non &egrave dovuta alla fame, penso alla valigia senza nessun’identificazione che non siano le due sigle e mi ritrovo in camera a stendere la camicia da notte di pizzo blu che non indosso mai, ma che porto sempre in viaggio.
    
    In quel momento mi sento chiaramente sdoppiata, mi vedo adagiata sul letto, infagottata da quella ragnatela di seta che si solleva poco a poco sotto la sua bocca, ma che cosa mi succede? Forse dovrei prendere del bromuro, come al college, eppure mi viene da ridere, chissà come dopo tanti anni ci ripenso, ...
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