1. Danilo e federico - parte i: il mostro (10)


    Data: 14/04/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69

    Quando il mattino dopo mi svegliai, Danilo dormiva ancora profondamente. Il suo braccio era rimasto attorno a me, come se mi volesse tenere imprigionato o al sicuro, dipendeva dai punti di vista. Percorsi il suo corpo con gli occhi assonnati: il petto e l’addome si sollevavano e si abbassavano, assecondando il ritmo lento del respiro. La gamba destra era leggermente piegata e, su di essa, era ancora adagiato il suo membro come la notte precedente.
    
    Sbadigliai e presi un respiro profondo: potevo sentire il suo odore di maschio colpirmi le narici, un odore inteso che mi pervase il cervello. Poi scossi la testa: per quanto volessi restare lì, protetto nell’alveo di quella pace dorata, mi resi conto che per me era giunto il momento di bilanci, di scoprire chi fossi e cosa volessi davvero una volta per tutte.
    
    Con estrema lentezza e delicatezza, mi liberai della sua presa e, facendo quanto meno rumore possibile, mi alzai dal letto, poi indossai gli stessi abiti che mi ero infilato due sere prima, nel maldestro tentativo di abbandonare quella casa in cui ancora mi trovavo. Mi recai in bagno e mi sciacquai il viso, levando via gli ultimi residui di sonno rimasti sul volto. Poi mi guardai allo specchio: il sonno ristoratore aveva avuto un effetto positivo, ma era evidente che non mi fossi ancora ristabilito del tutto. Ripensai nuovamente alla possibilità di sembrare ridicolo così conciato per strada, però non avevo molte altre scelte. Il mio giubbotto avrebbe parzialmente ...
    ... coperto quello scempio.
    
    «Stai andando?». Trasalii, mentre la voce di Danilo sulla soglia della porta del bagno raggiunse le mie orecchie. Era poggiato allo stipite con la spalla, ancora nudo e visibilmente assonnato.
    
    «Sì» feci io: su questo sarei stato irremovibile, ma non servì. Danilo sbadigliò e, grattandosi la nuca, mi disse: «La scelta è tua. Se dipendesse da me, preferirei che restassi un altro giorno».
    
    Sospirai, cercando le parole giuste, mentre le mie mani reggevano saldamente il bordo freddo del lavabo.
    
    «Lo sai che non mi è possibile» replicai alla fine.
    
    «Lo so».
    
    «C’è dell’altro» aggiunsi.
    
    «Posso immaginare». La conversazione procedeva ad un ritmo fastidiosamente lento, scandito dai nostri reciproci sospiri e sguardi intensi.
    
    «Non posso far finta come se nulla fosse successo. Lo capisci, no?».
    
    Danilo si guardò i piedi, poi sussurrò: «Sì. Sei libero di sparire, io non ti tratterrò».
    
    Annuii e lo guardai, stringendo le labbra. Ero davvero grato che avesse compreso il mio stato d’animo, ma non aggiunsi altro con le parole. Si fece da parte per lasciarmi uscire dal bagno e mi seguì nel corridoio, mentre raccoglievo il giubbotto dall’appendiabiti.
    
    Avvertii come la sensazione di abbandonarlo lì, da solo, in quella grande casa, mentre abbassavo la maniglia. Lo guardai per un’ultima volta, fissando nella mia mente la sua figura: il suo sguardo era indecifrabile, le labbra erano strette in segno di imbarazzo, i muscoli del corpo erano tesi e i ...
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