1. Danilo e federico - parte i: il serpente che si morde la coda (8)


    Data: 11/04/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: vgvg91, Fonte: Annunci69

    ... La mia mente tornò a essere protagonista del mio spirito e, realizzando quanto avvenuto, mi pervase un senso di vuoto e di angoscia. Gli occhi si fecero umidi.
    
    Danilo si scostò da me e prese a slegarmi. Quando fui finalmente libero, assunsi con calma una posizione naturale tanto agognata, passandomi le mani sui polsi, ma continuai a dare le spalle a Danilo. Lo sentii posizionarsi in ginocchio sul letto, il suo respiro ancora affannoso. Poi sussurrò: «Fede…».
    
    Mi voltai di scatto e lo guardai, restituendogli una espressione dolorosa e ferita. Non ero ferito per la foga della scopata, che alla fine non potevo fingere di non aver gradito, quanto per l’atteggiamento fuori controllo che aveva assunto nei miei confronti. La sua espressione era indecifrabile. Tentò di protrarre una mano verso di me.
    
    «Non mi toccare» ringhiai io, scostandomi. Potevo apparire come un animaletto indifeso, lì rannicchiato sul suo letto: ma la rabbia che montava in me mi conferiva una forza incredibile. Guardai i segni marcati sui miei polsi e le mie caviglie. Non avrei ceduto più. Sollevai la testa.
    
    «Federico…» ripeté lui incerto, mentre mi alzavo di scatto dal letto. ...
    ... Percorsi frettolosamente con lo sguardo la stanza, finché non trovai i miei abiti tagliuzzati sul pavimento. Dovevo andarmene di lì, pensai, ma non potevo farlo senza vestiti.
    
    Posai gli occhi su alcuni abiti di Danilo poggiati su di un grande cassettone. Li afferrai al volo e iniziai a indossarli.
    
    «Cosa stai facendo?» chiese lui, sinceramente sorpreso.
    
    Non risposi: i suoi vestiti, inevitabilmente, mi andavano impressionantemente grandi, avrei potuto ballarci dentro. Mi specchiai: sembravo uno di quei rapper all’apice del successo che ostentavano questo tipo di abbigliamento con assoluta nonchalance. Il problema di apparire ridicolo non sfiorò minimamente il mio cervello: a passi decisi, mi avviai verso l’uscita.
    
    «No, Federico!» urlò Danilo. Si precipitò giù dal letto e prese a seguirmi nel corridoio.
    
    «Lasciami in pace!» gridai, mentre recuperavo il giubbotto dal pavimento. «Me ne vado di qui e, ti giuro, non vedrai mai più la mia faccia!» aggiunsi adirato, senza rivolgergli lo sguardo. Avevo già una mano sul pomello della porta quando Danilo, dalla parte opposta del corridoio, esclamo con voce rotta: «Per favore, ascoltami… L’ho lasciata! È finita…». 
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