1. In tempi di quarantena conto le pecorine per dormire ( i primi cazzi nel culo e altri aneddoti)


    Data: 27/03/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: Frivolousb, Fonte: Annunci69

    A inizio aprile decisi di prendere il coraggio a due mani e di partire alla volta di Milano. Dissi a mia madre che mi sarei recato nel capoluogo lombardo per andare in un locale gay. Lei non la prese troppo bene. Mi urlò addosso:_ Perché qui non ci sono cullatoni? Devi andare fino a Milano?!
    
    Che a ripensarci oggi, poverina, forse era solo preoccupata per me. Partii presto col treno delle 17:43. Una volta sceso dal treno andai in panico e nonostante mi fossi annotato indirizzo e tutto chiesi, un po’ imbarazzato, indicazioni a uno degli innumerevoli chioschetti-edicola della stazione Centrale.
    
    Devo dire che il ragazzo del chioschetto fu molto gentile con me.
    
    Siccome era maledettamente presto persi un po’ di tempo a girovagare attorno all' enorme stazione. Alle 21:00 spaccate, andai alla volta dell’ Afterline, il disco-pub che io avevo scelto per fare il mio debutto ufficiale nello sfavillante “mondo gay”. Era un giovedì sera e per quella serata c’era in programma il single party.
    
    A essere sinceri di primo acchito rimasi abbastanza deluso. Il locale era semideserto. I pochi presenti sembravano caricature di: checche, efebi, vecchi svuotati di vita; niente mezze misure.
    
    Nel lato più intimo e perché no, romantico, della struttura, quello con i tavolini a due e le candeline accese, vidi una coppia etero. La cosa, per me così orgogliosamente, sfacciatamente, esclusivamente, gay, almeno così ero a quei tempi, mi stranì un poco.
    
    Superato lo shock iniziale mi ...
    ... misi a flirtare con un' educanda occhialuta di, manco farlo apposta, Bergamo. Io giocavo un po’ a fare quello spinto perché mi divertiva troppo sconvolgerlo. E fu lui il primo a mettere gli occhi su Francesco, e di conseguenza, a far sì che pure i miei si posassero su quel ragazzo. ‘Sto Francesco se ne stava tutto solo, seduto sui divanetti del locale, quelli ai margini della piccola dancefloor.
    
    Davide, l’educanda, mi chiese: _Mi puoi dire com’è quel tipo ai divanetti che non riesco a vederlo bene?
    
    Probabilmente se Davide non me l’avesse fatto notare io non l’avrei neanche degnato di uno sguardo, ma così, invece… gli mentii:_ Mah, non mi sembra niente di che…non capisco nemmeno di che nazionalità è. Filippino? Marocchino?
    
    E invece era brasiliano. Me lo disse lui, oltre al suo nome palesemente italianizzato, non appena lo avvicinai. Anche da vicino, nonostante i pantaloni bianchi che indossava, e che io sui maschi ho sempre trovato parecchio sexy, non mi sembrava poi così figo, con quei baffetti ridicoli, poi?! Però era molto simpatico e io lo divertivo.
    
    Chiacchierammo un po’. Poi finalmente si decise a portarmi fuori dal locale. Ci immergemmo così nella notte milanese illuminata artificialmente. Lui mi prese per mano, e mi sorprese positivamente, perché allora quel gesto era, per me, il feticcio sentimentale per eccellenza. Mi condusse sotto una delle mille gallerie di quella zona. Ai bordi del caotico traffico di Milano. Lui si mise spalle al muro. Io mi dissi:_ ...
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