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La vendetta di un impiegato, da vittima a carnefice – Capitolo 3
Data: 16/02/2024, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: duke69, Fonte: EroticiRacconti
... società e insieme ai due figli di Dante ero diventato l’uomo più potente della società. La mia ex moglie Lara si era rifatta una vita, Enrico era cresciuto ma era ancora uno studente e continuavo a provvedere al suo sostentamento standogli vicino e non facendogli mancare nulla; una volta al mese ci ritrovavamo tutti e tre per una cena insieme. Per tutto quel tempo seguii le vicende della dottoressa Monica Valli e della mia vecchia azienda di lavoro fino a che uno dei miei informatori mi consegnò una busta gialla che includeva una notizia inaspettata e tanto attesa. Avevo aperto il plico giallo contenente diverse foto che stavo facendo scorrere tra le mani: Ilenia Valli, la figlia diciottenne di Monica, colta in flagrante mentre acquistava droga e successivamente la spacciava tra i suoi coetanei! Le immagini erano esaustive: ce n’era quanto bastava per inchiodare quella troia della dottoressa Valli. Tuttavia volevo di più…così, attesi ancora e mi procurai anche un video filmato ancor più compromettente: era arrivato il momento di inchiodare quella sadica troia e farle pagare a caro prezzo tutte le malefatte trascorse. Chissà che cosa avrebbe fatto per salvare la figlia e soprattutto che cosa sarebbe stata disposta a fare perché Ilenia rimanesse impunita. Sentita la mia voce al telefono, la dottoressa Valli rimase come folgorata: diversi secondo di silenzio si succedettero alla mia presentazione: “Ti ricordi di me troia!” “…Si…Simone!!??” “Bene! Mi fa piacere ...
... che tu ti ricorda di me dopo tutti questi anni…credo sia arrivato il momento di restituirti tutte le cortesie che mi regalasti durante il nostro intenso rapporto di lavoro…!” “…senti Simone, potrai non crederci ma sono pentita di quello che ho fatto…capisco che tu voglia vendicarti e poi mia figlia non c’entra niente, ti prego!... lasciala fuori dai nostri giochi”. “ZITTA TROIA!!! Non voglio sentire una sola parola in più di quelle che hai proferito! Ti farò avere un indirizzo al quale ti dovrai presentare insieme a tua figlia, domani alle 11 in punto” Chiusi la telefonata non consentendogli di rispondere. Dopo averla fatta crogiolare per dieci giorni nell’attesa di quello che sarebbe stato il suo destino le feci avere l’indirizzo dove incontrarmi: si trattava di un largo seminterrato di una palazzina a tre piani, precedentemente adibito a garage e poi adattato per risolvere le faccende sporche degli Ostersi. Di fatto tutta la palazzina, occupata da tirapiedi, guardie e dipendenti della società, era di proprietà della famiglia. Oltre una lunga serie di pilastri in cemento armato e un pavimento in resina nel vasto locale era presente una grande scrivania in legno massello color noce scuro e una poltrona in pelle nera. Quindi, due sedie di legno rivestite in vimini completavano il freddo arredamento di quel vasto locale. Poco prima delle 11 si sentì il motore di un’auto e subito dopo lo scalpitio di una coppia di tacchi che via via si facevano più vicini: Monica ...