1. Un rappresentante sposato


    Data: 15/02/2024, Categorie: Cuckold Etero Autore: Zorrogatto, Fonte: RaccontiMilu

    ... bianca serviva flûtes di champagne, mentre musica di sottofondo accompagnava le loro conversazioni. Uno dei sette uomini –poco oltre i cinquanta, sguardo deciso, pesante accento romanesco, aria volgare sottolineata dal vello brizzolato che spuntava dalla camicia sbottonata e dal pacchiano catenone d’oro al collo- e che si presentò come Gianfranco, venne a parlare con me; prima parlò di cose generali, dove tenne a farmi sapere che aveva tre Porsche e due Ferrari, oltre ad un aereo privato, e poi mi lasciò senza fiato: «Aho, &egrave bbona la tu’ mojie: &egrave pporca come sembra? -sembrò riflettere un attimo, poi proseguì- Ma tanto nun serve de chiedittelo; mo’ l’annamo a verifica’!» E fece una fragorosa risata. Ero interdetto: Gianfranco (anzi: «Ma cchiamame Gianfra’!») sembrava sicuro di fottersi MIA MOGLIE, come se Marica fosse stata una bagascia affittata per un’orgia! Per cercare conforto, la cercai con lo sguardo, ma la vidi attorniata da tutti gli altri uomini e, nella sorta di muro umano che la circondava, mi sembrava perfino di vedere che si lasciava toccare da diversi. Interdetto, decisi che avevo bisogno di bere qualcosa. Li a poco, ci accomodammo al tavolo da pranzo di spesso cristallo, apparecchiato senza tovaglia ma con piatti, bicchieri e posate dall’aria incredibilmente costosa. Il risultato era abbastanza sguaiato. Monsieur Kaperovic si sedette a capotavola e volle Marica e Paola, la quarantacinquenne dagli occhi tristi, a lato di sé; io stavo per sedermi ...
    ... accanto a mia moglie, ma Stefano con un sorriso mi fece sedere tra lui e Angela, all’altra estremità del tavolo; notai che ‘Gianfra’’’era seduto accanto a Marica, mentre le due ragazzine dallo sguardo annoiato erano sedute di fronte a me, intervallando tre uomini. Il cameriere in giacca bianca ci serviva, professionale ed altero, ma francamente non ricordo cosa mangiammo perché Stefano e Franco mi tenevano impegnato in conversazioni inerenti al mio nuovo lavoro e, quando loro avevano bisogno di una pausa, interloquiva Angela chiedendomi di com’era la vita insieme mia e di Marica; inoltre, non facevo in tempo a vuotare il calice di cristallo che subito qualcuno me lo riempiva prontamente e… beh, cominciavo a sentirmi non tanto lucido.
    
    Come ci siamo seduti a tavola, il romano accanto a me (“Cchiamame Gianfra’!”) mi mette la mano tra le cosce, alzandomi la gonnellina e forzandomi a stare con le gambe molto aperte: «Ccosì devi sta’, finché stamo a magna’, mignotta» Lo guardo interrogativamente, ma lui mi apostrofa brutalmente: «Cazzo c’hai da guarda’, zoccola? Devi statte co’i occhi bassi, nun devi arzalli dal piatto, ha’ capito? E nun parla’ pe’ gnente, si nun te fanno domande, ha’ capito?» Con la coda dell’occhio, vedo Monsieur Kaperovic che ghigna, maligno, guardandomi il pube da attraverso il cristallo del tavolo. Mi arrendo alla loro volontà e annuisco. Poi, durante la cena, subisco palpeggiamenti da entrambi gli uomini: mi toccano le gambe, mi frugano nel pube, mi sondano il ...
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