1. 008 o . b . l . i . v . i . o . n .


    Data: 28/01/2024, Categorie: Gay / Bisex Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69

    ... preda dei batti violenti del mio cuore, tanto che rovesciai la mia tazza di tè sul selciato.
    
    Misi entrambi le mani agli occhi. Mi sedetti ai piedi di un olmo e tentai in tutti i modi di sedare quel mio povero cuore sconvolto da ciò che intuivo da sotto il costume, ma vederlo fu troppo. Volli raccogliermi, e mi incantai allo stormire della brezza sugli agapanti gentili, taciti testimoni irti e ozianti sul ciglio del pendio, mentre io, perdutamente, osservavo inebetito il loro ondulare nell’incertezza dell’ indaco, che mi distrassero da quella visione, dalle smisurate proporzioni di una verga di maschio, e mi ricongiunsero alle naturali cose di un’armonia che temevo di smarrire.
    
    Annusai l’aria, così gravida di freschi aromi di una flora gioconda cresciuta all’ombra dei larici, e poi finalmente il respiro entrò lieve ad acquietarmi nell’immobilità del corpo.
    
    Io amavo Goran e mai avrei commesso un crimine così efferato. Il tradimento.
    
    Mi rialzai. Mi diressi dunque lungo il ciglione non guardando di sotto e puntando dritto verso la scala che mi avrebbe portato alla capanna, allorché balzai d’improvviso. Ciò che vidi non l’ho più dimenticato.
    
    Alla mia destra, tra cespugli di more in una plaga illuminata dal sole, c’era Oblin nudo, accosciato che come un fauno mi stava fissando. Mi sorrideva con il volto corrugato dallo sforzo.
    
    Quest’uomo stava cacando.
    
    Indecentemente quella bestia accosciata tra il ronzio degli insetti mi fissava facendomi segno di andargli in ...
    ... contro. Io fui travolto dal ribrezzo, ma le spire del fauno furono protese e mi avviluppavo a quel centro gravitazionale fatta di luce nera, cuore pulsante di un oscuro reame.
    
    Tuttavia dalla mia parte non giungevano gli afrori di quell’empio compiersi delle cose umane, vuoi per il mio essere a sfavore di vento, vuoi per la ragionevole distanza, poco più di dieci passi.
    
    Di quella situazione dunque ebbi nitida percezione oculare che eluse l’olfatto. Ecco perché parte di me si arrese a quella visione.
    
    Voglio dire che la figura accosciata dell’uomo, con le pieghe di un addome concavo e gli avambracci conchiusi a tenersi i ginocchi, mi incollarono silente a guardarlo tra i rovi.
    
    Quella peluria di satiro sulle cosce poderose che nella posa comprimevano i polpacci, smossero qualcosa di indecifrabile nel mio sottosuolo.
    
    Osservai i suoi piedi dai tendini piantati saldi alla terra tra il frenetico vorticare degli insetti, con quella sua materia immorale lentamente consegnata alla terra dall’anulare meschino. Quella visione mi procurò indefinite ambizioni dionisiache, e quasi trascurai le proporzioni tese del suo membro spaventosamente irrorato di putrescenti cupidigie.
    
    Ancora una volta mi fece cenno con la mano di approssimarmi a lui, e menava accosciato la sua verga mostrandomi un sorriso vischioso.
    
    Il brusio di insetti dal dorso iridescente si dipanò tra me e lui, in migliaia di corpuscoli eccitati dagli afrori che non avvertivo, e nella il ronzare degli insetti ...
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