008 o . b . l . i . v . i . o . n .
Data: 28/01/2024,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... a me non sarebbe capitato nulla.
E così lo accarezzai, sfiorando con le dita la sua coroncina d’oro che gli cingeva il collo. Mi afferrò per le natiche, mi voltò su di lui e ricominciammo a fare l’amore.
Mi affondò però in un modo strano. Fu violento e passionale. Sommerso tra le lenzuola gemevo nell’ impeto dei suoi reni sferzanti. Lo fece per lunghe ore, tanto che mi sopraggiunse l’ equivoco che anche lui quella notte avesse assunto le tossiche pozioni che aizzavano le brame nei festini in refettorio.
Ma poi mi convinsi che egli in fondo mi desiderava, fino al buio umido dei miei polposi abissi. Mi sussurrava all’orecchio di amarmi e mi mordeva la nuca da lasciare gli incisivi come prova di appartenenza.
In quella veemenza del coito io chiusi gli occhi, e per attimi balenavano le immagini deformi del mio istruttore di nuoto che faceva scempio di me come un giaguaro che addenta bramoso le carni della preda. Nel senso della colpa io gemevo sotto i fervori colpi dei reni di Goran.
Come siamo strani noi esseri umani. Vorremmo essere dell’uno, e vorremmo essere di tutti. La logica nel sesso sovverte il principio di non contraddizione impostaci dalla ragione.
Nelle cose del sesso, la carne vince sul cerebro e sul cuore, imprimendo a quest’ultimo le fatali ambizioni criminali. Maledii e benedii quella notte il demone di padre Oblin.
Ma io ero città protetta. Questo non poteva accadere. Non a me. Eppure dovevo darmi conto però, che le mura della città ...
... avevano già accolto inconsapevoli la somma divinità equina.
Ero città ignara, ero città in assedio.
Io ero Troia.
Provai orrore di me. Io non lo volevo. Mi aggrappai al torso di Goran e come Circe volli graffiargli la schiena. Gli supplicarmi di essermi più vicino, di non lasciarmi mai solo. Egli fece si con la testa battendomi il fallo nel ventre. Avevo paura di me.
Poi lo vidi spremersi ancora ed io adagiai finalmente i talloni tra le lenzuola bagnandomi di lui. Poi mi propose di trascorrere l’ora di pranzo con lui il giorno dopo. Una gita nelle acque lontane e sfavillanti del lago.
Mi addormentai felice. E i miei fantasmi si estinsero al richiudersi delle ciglia.
In realtà, ecco cosa accadde il giorno dopo.
Dopo la lezione di chimica, corsi in tutta fretta in cucina e preparai il consueto tè da portare al mio uomo che come tutti i giorni stava nel suo capanno.
Poi mi diressi a passo svelto lungo il bosco assaporando con i sensi lo stormire ampio dei larici, e quando giunsi lungo la costa del ciglione che dava sulle acque del lago sfavillante, riconobbi nell'opalino la figura tozza e veloce di padre Oblin.
Mi fermai a guardarlo.
Nuotava dirigendosi ai piedi del ciglione. Mi nascosi dietro un cespuglio di more e lo vidi emergere dall’acqua e portarsi sulla rena, da cui raccolse il proprio asciugamani che portò in volto. Poi si denudò calandosi il costume. Vidi qualcosa di mostruoso tra le cosce e indietreggiai spaventato per ciò che avevo visto. Fui ...