Questo sono io - 3. nemmeno un briciolo di pietà
Data: 29/12/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: FinnTanner, Fonte: Annunci69
... questo chi è?”
“Nessuno.” Ringhiò quella voce familiare, stringendo ancora più forte la presa sul mio braccio.
Io rimasi in silenzio, paralizzato. Quello spavento improvviso mi aveva fatto realizzare la stupidaggine in cui mi stavo andando a cacciare.
Ma cosa ci faceva lì Marco? Ce l’avevo ancora con lui. Mi stava seguendo?
Mi voltai con l’intenzione di affrontarlo, ma il suo viso era distorto dalla rabbia e involontariamente mi ritrassi. Notai sorpreso che non indossava la divisa e che il ragazzo accanto lui sembrava avere più o meno la mia età.
D’un tratto ero ancora più arrabbiato di prima. “Fanculo.”
“Ehi, stronzo, vuoi morire?” Disse l’altro ragazzo, sorpreso dalla mia reazione.
Marco invece non disse nulla, ma le sue palpebre tremarono quasi impercettibilmente. Mi guardò confuso per un momento, prima di riprendere il pieno controllo della sua espressione.
“Adesso almeno avrai qualcosa di interessante da riferirgli.” Dissi con freddezza.
Spalancò gli occhi per la sorpresa e allentò la presa sul mio braccio. Io ne approfittai per divincolarmi ma rimasi lì a fissarlo, ero proprio curioso di sentire la sua scusa.
Invece non provò nemmeno a giustificarsi e la sua espressione si fece nuovamente impenetrabile. D’istinto arretrai di un passo, lui però fu più veloce e mi afferrò di nuovo il braccio strattonandomi.
“Che cazzo stai facendo?” Puntai i piedi, tirandomi indietro.
“Ti riporto a casa.” Ringhiò fulminandomi con lo sguardo.
Con ...
... la coda dell’occhio, notai che i ragazzi sulla panchina si erano alzati e sembravano incuriositi dal nostro siparietto. Non promettevano nulla di buono.
Marco mi trascinò via velocemente e mi spinse sul sedile posteriore di una vecchia auto sportiva parcheggiata poco lontano. Rimase a discutere con il suo amico per qualche secondo, non potevo sentire cosa stessero dicendo ma lo vidi indicarmi e l’altro ragazzo annuire.
Neanche il tempo che entrambi salissero in auto e Marco spinse a tavoletta sull’acceleratore, le gomme stridettero sull’asfalto sconnesso del parcheggio.
“Comunque io sono Claudio.” Disse il ragazzo sul sedile del passeggero, sporgendosi verso di me mentre si allacciava in fretta la cintura. “Finalmente ci conosciamo.”
Marco sbuffò infastidito, correva come un pazzo. Claudio alzò gli occhi al cielo e mi rivolse un mezzo sorriso prima di tornare a guardare davanti.
Era un suo collega, ricordai che me ne aveva parlato. Ma perché aveva detto: finalmente ci conosciamo? Quindi sapevano tutti che ero sotto controllo? Mio padre non avrebbe mai coinvolto tante persone, una sola era più che sufficiente per i suoi scopi. Allora glielo aveva detto Marco? Perché avrebbe dovuto?
In ogni caso, non erano più affari miei. Avevo già deciso di andare a dormire per qualche notte in un albergo e poi cercarmi una stanza vicino alla facoltà. Se fossi stato fortunato non avrei mai più rivisto né mio padre né Marco.
Rallentò un po’ solo quando ci lasciammo il ...