Questo sono io - 3. nemmeno un briciolo di pietà
Data: 29/12/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: FinnTanner, Fonte: Annunci69
... scritto qualcuno del negozio e sentii il mondo cadermi addosso, con tutto quello che era successo avevo dimenticato il mio compleanno. Mi tremavano le mani mentre facevo a pezzi il biglietto d’auguri. Senza pensarci, infilai velocemente un paio di scarpe da ginnastica e il giaccone e uscii di casa con i capelli ancora umidi. Sul biglietto c’era scritto solo: Buon compleanno… ti voglio bene, papà.
Non so nemmeno perché fossi tanto incazzato. Mio padre aveva fatto solo quello che faceva sempre. Voleva controllare la mia vita, che ripercorressi le sue orme e diventassi una sua copia. Marco, invece, per una volta mi aveva permesso di essere semplicemente me stesso. Ma la sua era solo una recita. Avevo sempre saputo che il suo lavoro era tenermi d’occhio, e ovviamente riferire tutto a mio padre. Più che altro ero arrabbiato con me stesso per essermi illuso. Un tipo come lui non mi avrebbe nemmeno considerato in una situazione normale. Era obbligato a stare con me, e visto che io ero stato così stupido ne aveva approfittato, punto. Mi chiesi se nei suoi resoconti, oltre ai particolari delle mie giornate, avrebbe raccontato a mio padre anche di come gli avevo succhiato il cazzo. Se ero stato bravo o solo un po’ meglio di una sega sotto la doccia.
Vagai per ore. La cosa peggiore era che quella città stava iniziando davvero a piacermi. L’università, i colleghi, persino la casa nuova.
Avevo fatto qualche ricerca prima di trasferirmi, e adesso che ero maggiorenne sarebbe stato ...
... difficile anche per mio padre mettere tutto a tacere un'altra volta. Quando alla fine mi decisi, trovare il posto non fu un problema.
Gli imponenti palazzi del centro avevano lasciato spazio da un po’ a un quartiere in stato di degrado. Molti negozi erano sfitti e incrociavo sempre meno persone sulla mia strada. Anche il parco giochi era pieno di erbacce, era rimasto in piedi giusto un dondolo arrugginito e non c’era nemmeno l’ombra di un bambino a giocarci. Solo quattro ragazzi parlottavano tra loro bevendo birra, seduti sull’unica panchina ancora integra. Erano sui vent’anni e tutti più grossi di me, sembravano promettenti.
Uno di loro notò la mia presenza e fece un cenno agli altri. Andavo dritto nella loro direzione, a testa alta. Però, a mano a mano che mi avvicinavo iniziai ad avere qualche dubbio. Quelli non erano i malviventi della cittadina di provincia dove ero cresciuto, non sapevo niente di loro. Bastava una mossa sbagliata e la situazione poteva facilmente sfuggirmi di mano. Esitai, ma era già troppo tardi per tornare indietro. Avevano visto che li puntavo e a questo punto anche se fossi scappato mi avrebbero sicuramente inseguito.
Ero a metà strada quando qualcuno mi afferrò il braccio da dietro. La stretta era ferrea.
Sobbalzai per lo spavento e anche i ragazzi sulla panchina si allarmarono.
“Cosa ci fai qui?” Sibilò una voce alle mie spalle.
“Perché cazzo ti sei messo a correre?” Gli domandò qualcun altro subito dopo, ancora senza fiato. “E ...