1. Il cielo di fine novembre


    Data: 08/12/2023, Categorie: Gay / Bisex Autore: aramis2, Fonte: Annunci69

    ... Stavo solo usando il cesso.” Dissi spostando lo sguardo da lei a Matteo.
    
    “Sei un bugiardo! Tu stavi spiando. Come osi spiarmi?” Sparò le parole come fossero veleno e le mie orecchie bruciavano d’imbarazzo.
    
    “No! Mi lasci andare!”
    
    Dietro di lei Matteo si stava affrettando a chiudere la lampo ed ansiosamente si guardava intorno.
    
    “Shh!”
    
    Fece mettendosi un dito sulle labbra.
    
    “Non gridare così forte, qualcuno potrebbe sentirti.” Implorò.
    
    Lei si girò improvvisamente verso di lui e, sempre tenendomi, lo schiaffeggiò con forza sulla faccia.
    
    Stupito ed ammutolito lui la fissò incredulo toccandosi la guancia arrossata. “Non dirmi cosa devo fare!” Esclamò.
    
    “Mi lasci andare!”
    
    Dissi io rompendo la tensione. Lei girò la sua collera su di me e mi schiaffeggiò. Mi coprii una guancia e sentii le lacrime salirmi agli occhi, ma non volevo piangere; non di fronte a Matteo.
    
    “Taci piccola checca! Cosa stavi facendo? È questo questo che volevi vedere?” Chiese afferrando l’inguine di Matteo.
    
    “Lascialo andare, puttana!”
    
    Disse lui spingendo via la sua mano. Quando lei allentò la presa, mi dimenai fuori dai suoi rossi artigli e corsi via.
    
    “Ritorna qui!”
    
    Mi gridò dietro.
    
    Mi guardai alle spalle una sola volta. Li vidi litigare, poi lei corse alla sua macchina e partì sgommando ed alzando la ghiaia dietro di sè.
    
    Ero così pieno di ira e vergogna che dovetti fermarmi per calmarmi prima di tornare a casa.
    
    “Quella puttana!”
    
    E ripetei le parole di ...
    ... Matteo. Le ripetei anche quella notte a letto, il disgraziato
    
    incidente non abbandonava la mia mente, sentivo ancora bruciare la guancia. Ci volle molto tempo prima che potessi addormentarmi.
    
    Per giorni pensai di tornare da lui, ma non ci riuscivo, ero ancora troppo pieno di vergogna. Ma la mia libidine era più forte della ragione ed io mi trovai davanti ai cancelli del cimitero.
    
    Mi ero appena lavato e portavo il miei shorts nuovi oscenamente troppo piccoli. Anche questa volta portavo una gazzosa in più, sperando che Matteo fosse assetato per il sole a picco.
    
    Sentivo il motore del trattore e mi incamminai verso il rumore senza sapere cosa aspettarmi.
    
    Finalmente lo vidi che veniva nella mia direzione. Era concentrato sul suo lavoro ma mi vide ed agitò la mano. Il mio cuore sussultò, non era arrabbiato con me.
    
    Si fermò, spense il motore e scese. Solo che non venne verso di me, andò verso il capanno degli attrezzi.
    
    Mi sembrò strano che mi salutasse e poi si allontanasse. Lo vidi entrare nel capanno, ma prima si voltò, mi fece l'occhiolino e sorrise. Poi mi sembrò che facesse una cosa, non ne ero sicuro, mi sembrò che si stringesse l’inguine.
    
    Fui attraversato da un brivido, rimasi fermo senza sapere cosa fare. Aspettai alcuni lunghi minuti prima di decidermi ad andare.
    
    Entrai lentamente nel capanno laterale, il ricordo della donna che mi si era avvicinata mi terrorizzava ancora, così chiusi la porta a chiave.
    
    Andai subito al muro dove erano i buchi. Mi ...
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